Addio a Cosmas Magaya

È morto per Covid-19 in Zimbabwe Cosmas Magaya, maestro della mbira, che aveva contribuito a far conoscere nel mondo

Cosmas Magaya
Cosmas Magaya (foto di Cliff Warner)
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Nessun organo di stampa nazionale o internazionale ha riportato la notizia, ma sulla pagina Facebook di Cosmas Magaya si susseguono i messaggi di cordoglio da tutto il mondo. 

Magaya è morto il 10 luglio scorso, a 67 anni, a causa del Covid-19. 

Per chi l’ha conosciuto è una perdita incommensurabile. Nato nella zona rurale Mhondoro (Zimbabwe) nel 1953, Cosmas Magaya ha avuto un ruolo chiave nel far conoscere in tutto il mondo la musica mbira, il lamellofono che è anche il cuore delle musiche shona. Quando nel 1971 l’etnomusicologo statunitense Paul Berliner si recò nella sua regione per studiarla e registrarla, Cosmas non aveva ancora compiuto diciotto anni. Le terre che avrebbero conquistato l’indipendenza con nome di Zimbabwe sarebbero rimaste ancora per una decina d’anni sotto il controllo del regime rhodesiano, ma già dal 1978 di Cosmas Magaya ed altri musicisti da diversi gruppi shona cominciarono a far conoscere ai lettori anglosassoni l’arte, a quel tempo perseguitata da clero e governo, della mbira. 

La tesi di dottorato di Berliner dette vita al libro The Soul of Mbira. Music and Traditions of the Shona People of Zimbabwe e all’album di registrazioni “sul campo” The Soul of Mbira and Shona Mbira Music per l’etichetta Nonesuch. Magaya ebbe un ruolo chiave: Berliner ci mise alcuni mesi prima di riuscire ad avere un contatto personale con John Hakurotwi Mude, che aveva potuto ascoltare tramite la radio della Rhodesia. Quando chiese a Mude di fargli da maestro, quest’ultimo indicò Magaya e Luken Pasipamire, due giovani membri del suo gruppo, spiegandogli che sarebbero stati loro a insegnargli come suonare. 

Negli anni a venire, Magaya avrebbe ricordato i suoi dubbi riguardo alle intenzioni di una persona bianca interessata a uno strumento messo al bando dal governo bianco e coloniale rhodesiano, e relativamente incapace di capire le cadenze ritmiche della musica mbira, pur avendo alle spalle una discreta pratica come trombettista jazz. La perseveranza di entrambi permise di superare questi ostacoli e gettò le basi per un’amicizia coltivata lungo cinque decenni. 

Cosmas Magaya (foto di Cliff Warner)
Cosmas Magaya (foto di Cliff Warner)

Ricordo bene il concerto cui dettero vita il 9 maggio del 2009 nel Brunei Gallery Lecture Theatre dell’Università SOAS di Londra, come sempre dedicato alla mbira dzavadzimu. Anche fisicamente, Magaya era un gigante che trasmetteva serenità e attenzione. Sentirlo suonare e raccontare era letteralmente un’opportunità per raccogliere limpide perle. L’arte della mbira è arte dell’ascolto. Arte eterofonica che intreccia kushaura, la parte suonata dalla mbira principale, con la voce complementare, kutsinhira, suonata dalla seconda mbira che resta un passo indietro, all’interno di un canone che riprende, in genere ogni dodici pulsazioni, un ciclo melodico. Arte del dar voce, attraverso le “gocce intonate” che scaturiscono dalle lamelle, al mondo in cui siamo immersi, alle narrazioni che un lago, un albero, una pietra sanno custodire. Arte del saper cercare e cercare ancora la melodia cara a chi è passato dalla sponda che chiamiamo vita alla sponda che chiamiamo morte e che la mbira sa come invitare a tornare a comunicare con i vivi. 

Dovunque e con chiunque suonasse Cosmas Magaya trasmetteva il piacere e l’intensità di questo ascolto, espandeva gradualmente il calore ancestrale alimentato da decine di canzoni shona che sanno letteralmente rincuorare i gruppi che scelgono di ascoltarle. 

Dalla fine degli anni Novanta, le sue visite all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, si erano fatte regolari e gli hanno permesso di lavorare con Berliner a un repertorio didattico e a due testi pubblicati di recente e su cui varrà la pena tornare in futuro: The Art of Mbira: Musical Inheritance and Legacy e Mbira’s Restless Dance: An Archive of Improvisation. Nel corso degli anni, è stato possibile ascoltare questo intenso lavoro sui repertori tradizionali shona nei concerti e nelle registrazioni in cui Magaya ha coinvolto artisti come Beauler Dyoko, Hakurotwi Mude, Chaka Chawasarira, Simon Magaya e, in particolare, con il gruppo musicale Mhuri Yekwa Rwizi.

Un gigante anche nelle attività di sostegno alle comunità rurali, Magaya ha promosso il programma Nhimbe nella regione Mhondoro e Tariro, organizzazione impegnata nella prevenzione della diffusione del virus HIV, in particolare coinvolgendo la popolazione femminile giovane.

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