Violoncelli belli

L'Orchestra Rai in una serata stramba con Sollima, Chiesa e Macrì

Recensione
classica
Violoncelles, vibrez! Venerdì 11 11 11, sarà la formula esoterica della data, il concerto del tutto bizzarro impaginato da Cesare Mazzonis e Luca Ripanti per l’Orchestra della Rai a Torino, ha vibrato, sì. Sul podio c’era il turco un po’ troppo pacato Gürer Aykal, ma accanto, gli uni dopo l’altra, c’erano tre violoncelli al galoppo: Silvia Chiesa, Giovanni Sollima e Massimo Macrì (primo violoncello dell’Orchestra Rai, nelle serate di ordinanza). Chiesa, vestita di rosso fuoco, ha proposto live il “Concerto n. 2” di Nino Rota, che con la stessa Orchestra ha appena inciso per Sony diretta da Rovaris. Nel disco, Rota sembra Prokof’ev, o Cajkovskij, sembra tutto danzare in rutilanti lampi: qui, sonnecchia, come un Fellini dopo pranzo… Pazienza, poi arriva Sollima con la prima italiana del suo “Folktales”: qui ad agitare ci pensa lui; è il solito, una palla di nervi indiavolata, ispirato dai “Racconti italiani” di Calvino, senza scivolare nel colore folcloristico, ma accendendosi ogni tanto, quando fanno capolino gli ottoni, in sciabolate di frenesia balcanica. Poi Macrì trotta il “Concerto” di Gulda, ormai lontano dalle storiche provocazioni del pianista, e alla lettera della partitura rimpicciolito a episodio buffo, amabilmente pacchiano.
Cosa bella dell’11 11 11 della Rai a Torino, anche, era la stranezza di un pubblico fuori abbonamento, con gli abbonati ringiovaniti e curiosi in coda per entrare in sala con superbonus, e – imboscati - decine di giovani fans di Sollima, che il suo pubblico contemporaneo-pop ce l’ha. Il violoncello ci ha spiazzati: così stupendamente classico e morbido, ha galoppato libero e selvaggio in praterie di fresca stramberìa. E simpatica, quando solisti e orchestrali violoncellizzati si mettono carini in fila democratica dietro la pluripremiata soprano Pretty Yende per la quinta “Bachiana Brasileira” di Villa-Lobos: non più brutti e belli, ma tutti fratelli...

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