Un'Antigone del nostro tempo

Variazioni da Sofocle: Ivan Fedele firma la sua prima opera, Antigone, su libretto di Giuliano Corti, che apre con netto successo, con la direzione di Michel Tabachnik e la regìa di Mario Martone, la settantesima edizione del Maggio Musicale Fiorentino, dedicata a "Mito e Contemporaneità". L'ingegneria sonora come risorsa poetica per evocare il mito. Monica Bacelli grande protagonista.

Recensione
classica
Teatro Comunale di Firenze Firenze
Ivan Fedele
24 Aprile 2007
Quale Antigone ? Nella sua prima opera, Ivan Fedele rivisita lo spazio del mito in un gioco raziocinante ma non senza emozione, di cui è parte integrante l'uso dell'ingegneria sonora (live electronics di Thierry Coduys) come risorsa poetica, creando una grande camera sonora in cui prendono rilievo e mistero le vibranti eterofonie strumentali (a partire dall'inizio dominato dai graffiti in chiave di primitivismo del cimbalon, degli oboi, dell'arioso vocalizzare del coro femminile collocato in sala) chiamate a evocare un archetipo tragico eterno. E' questo gioco di rotazioni e trasformazioni del suono e di certe figure musicali ricorrenti a conferire qualcosa di arcano, di misteriosamente palpitante alla partitura, ben governata sul podio dell'orchestra del Maggio da Michel Tabachnik, mentre nell'affrontare il medium tradizionale operistico, la vocalità, Fedele sembra esitare fra strategie e possibilità diverse, dal declamato alla vocalizzazione, ma riesce felice nel tratteggio di dualità come quelle fra Antigone e la sorella Ismene, o Creonte e il figlio Emone, ancor più nelle inquietanti distorsioni tecnologiche impresse alla voce controtenorile di Tiresia. Diversamente da molta opera contemporanea, l'ordine drammaturgico proposto dal libretto di Giuliano Corti è lineare e lucidamente focalizzato sul tema di fondo, il contrasto tra legge terrena e legge eterna della pietà. L'impianto scenico quanto mai suggestivo di Sergio Tramonti fa incombere obliquamente fin sul proscenio le mura di Tebe, diroccate dopo la catastrofe della guerra fratricida fra Eteocle e Polinice (l'inevitabile attualizzazione: donne in chador, soldati con mitraglietta), evocate da incroci di travi disposti obliquamente a occupare tutto lo spazio della scena; la regìa di Mario Martone lavora con efficacia a motivare ad un'attorialità composta ma vibrante un cast ottimo, Roberto Abbondanza, Creonte, Bruno Lazzaretti, la guardia, Mirko Guadagnini, Emone, Martin Oro, Tiresia, e uno dei punti di forza è il gioco di armoniosa dissimiglianza fra la vocalità scura e variegata di Monica Bacelli, grande Antigone, e quella lirica e piena di Chiara Taigi, Ismene. Netto e caloroso successo.

Note: Prima assoluta, Commissione del Maggio Musicale Fiorentino

Interpreti: Antigone: Monica Bacelli Ismene: Chiara Taigi Creonte: Roberto Abbondanza Una guardia: Bruno Lazzaretti Emone: Mirko Guadagnini Tiresia: Martin Oro Live electronics: Thierry Coduys

Regia: Mario Martone

Scene: Sergio Tramonti. Luci: Pasquale Mari

Costumi: Sergio Tramonti

Orchestra: Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Direttore: Michel Tabachnik

Coro: Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro Coro: Piero Monti

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