Una splendida Jenufa al Carlo Felice

Bruno Bartoletti, Liliana Cavani e Dante Ferretti portano al successo "Jenufa" di Janacek. L'opera, ammirevole sul piano drammaturgico e musicale, è stata presentata in un allestimento prodotto alcuni anni fa dal Maggio Fiorentino. Lodevole la prova del cast dominato da Kathryn Harries, straordinaria Kostelnicka.

Recensione
classica
Teatro Carlo Felice Genova
Leos Janacek
21 Marzo 2003
Bruno Bartoletti, Liliana Cavani e Dante Ferretti avevano firmato quattro anni fa una splendida edizione di "Cardillac" al Carlo Felice. Sono tornati insieme ieri sera nel teatro genovese per riproporre "Jenufa" in un allestimento prodotto qualche anno fa dal Maggio Fiorentino. L'opera di Janacek mancava dalle scene genovesi dal 1966. Una assenza eccessiva per uno straordinario dramma che può essere annoverato fra i capolavori del primissimo Novecento. Janacek, quando nel 1903 compose "Jenufa", era un modesto musicista di provincia assai poco considerato dalla cultura ufficiale. In quest'opera, prima affermazione del suo teatro destinato ad arricchirsi di titoli fondamentali (si pensi a "Katia Kabanova" o all'"Affare Makropulos"), Janacek sperimenta il proprio stile, frutto di un appassionato studio della parlata ceka, tradotta in suoni. Non è il lavoro tipico dell'etnomusicologo, ricercatore di canti popolari, ma una indagine di segno diverso, mirata a creare qualcosa di totalmente originale che tuttavia affonda le proprie radici nella più autentica cultura nazionale. "Jenufa" si ispira a un dramma di Gabriela Preissova, incentrato su quattro personaggi: Jenufa amata da Laca, ma innamorata di Steva e Kostelnicka, la matrigna della ragazza. Una vicenda a fosche tinte con la povera Jenufa sfregiata da Laca e privata da Kostelnicka del "figlio della colpa" (avuto dalla relazione con Steva che la ripudia). Alla fine Jenufa perdona tutti e sposa Laca. Colpisce nell'opera il clima generale caratterizzato da un discorso incalzante, aggressivo nella parte armonica, fluente nell'invenzione melodica aperta, priva di qualsiasi organizzazione in forme chiuse riconoscibili (se si eccettua la preghiera di Jenufa nel secondo atto). Voci lanciate spesso in tessiture acute, orchestra duttile con colori variegati e timbri spesso isolati. Opera difficile che Bartoletti e la Cavani hanno restituito magnificamente. Bartoletti da alcuni anni dirige a Genova con esito straordinario il Novecento. Ieri ha guidato palcoscenico e buca con vigore, ma anche con duttilità, calibrando le dinamiche, evidenziando gli slanci melodici, accentuando con intensità gli episodi tragici. La Cavani, ben coadiuvata dallo scenografo Ferretti (belle e funzionali le scene) ha lavorato sui personaggi (potente nella sua maschera tragica la figura di Kostelnicka) e ha creato insiemi movimentati e coloriti come il piacevole coro nuziale. Ottimo il cast. Strepitosa Kathryn Harries nel ruolo di Kostelnicka affrontato con ammirevoli qualità vocali e grande presenza scenica. Bravissima anche Patricia Racette nel ruolo di Jenufa. Bene Peter Straka (Laca), Torsten Kerl (Steva), Eleonora Jankovic (la vecchia Buryia), Dale Travis (il mugnaio) e Gemma Bertagnolli (Karolka).

Interpreti: Patricia Racette, Peter Straka, Kathryn Harries, Torsten Kerl

Regia: Liliana Cavani

Direttore: Bruno Bartoletti

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