Una donna e i fantasmi di Palermo
Al Maggio Musicale Fiorentino “Natura Viva” di Marco Betta
Recensione
classica
“Opera in un atto per donna sola a Palermo” è il sottotitolo di “Natura Viva” di Marco Betta, testo e regia di Ruggero Cappuccio, sul podio Aldo Sisillo, ieri al Teatro Goldoni di Firenze, novità assoluta commissionata dal Maggio Musicale Fiorentino: una donna, Luce, fa ritorno a Palermo, alle rovine di una nobile dimora, e, circondata da fantasmi femminili, evoca un passato e un presente intessuti di bellezza e di morte ma aperti su una rinascita. Come “opera”, dunque, ce la propongono gli autori; ma, meno ambiziosamente, la musica presta le sue suggestioni al testo piuttosto che reinventarlo, lo puntella in un susseguirsi senza sorprese di climax e anticlimax, sostenuto da una piccola orchestra la cui abile scrittura non risolleva il neomelodismo di poco volo dell’invenzione, quasi schiacciata dal sovrapporsi della voce parlata, che peraltro era quella efficace e vibrante di Chiara Muti, e dell’ensemble delle voci femminili cantanti (Rachele Stanisci, Erika Pagan, Nausicaa Policicchio, Sara Allegretto, Chiara Fracasso). Se pensiamo alla validità di certi lavori d’esordio di Betta e ad un testo come “Shakespea/re di Napoli” di Cappuccio, ci sarebbe stato da aspettarsi di più di questo catalogo dei miti della sicilianità sorretto da pennellate di folklore, nenie e canti, che si riscalda solo nell’evocazione della “morte per giustizia” di Paolo Borsellino (già trattata peraltro da Cappuccio e Betta in un precedente lavoro), scandita con misura e insieme con grande trasporto da Chiara Muti. Molto bella, fra eleganze gattopardesche e simboli di morte, la scena di Nicola Rubertelli con le proiezioni di Ciro Pellegrino e Nadia Baldi, con l’invenzione registica finale di un’acrobata sospesa come un angelo del Caravaggio al di sopra di questa Palermo reale e dolente.
Note: anteprima del 14 giugno
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