Una Carmen venuta dal freddo

Ann Sophie von Otter fa il suo debutto nel ruolo di Carmen in una nuova produzione a Glyndebourne con al regia di David McVicar e la direzione musicale di Philippe Jordan

Recensione
classica
Glyndebourne Festival Glyndebourne
George Bizet
25 Luglio 2002
C'era grande attesa per la nuova produzione di Carmen a Glyndebourne, un'attesa piena di curiosità, al cui centro era il fatto che il ruolo principale era affrontato per la prima volta dal mezzosoprano svedese Ann Sophie von Otter. Von Otter, che è particolarmente nota per le sue interpretazioni di Bach e Mozart, non colpisce certo come una scelta ovvia per il ruolo sanguigno della zingara di Bizet, ed aveva riconosciuto in alcune interviste come il ruolo presentasse considerevoli sfide sia vocali che drammatiche. E a dire il vero questa è una Carmen molto diversa dall'immagine consueta: alta e regale, con una parrucca rosso fuoco, Von Otter presta al personaggio grande musicalità ed intensa energia, e risponde alla lettura del regista David McVicar con totale impegno. Ma sebbene il primo e secondo atto siano arricchiti dalla intelligenza musicale e dal francese perfetto della cantante, gli ultimi due atti espongono i limiti di quella che è comunque una voce di non grandi dimensioni ed il cui timbro manca della corposità necessaria per un ruolo che, con la sua combinazione di lirico e drammatico, si presenta come uno dei più esigenti nel repertorio. Ciò non toglie che questa nuova produzione di Carmen sia un successo: la regia di David MacVicar è abbastanza tradizionale, ma ricca di dinamismo, e sicuramente esaltata dalle scene di Michael Vale e dai costumi di Sue Blane: il secondo atto risulta particolarmente efficace, anche grazie alle coreografie di Andrew George, e l'ultimo atto è un trionfo di colori, sebbene il finale sia carente della disperata determinazione che spinge Carmen a decidere il proprio fato. Marcus Haddock è un Don José intenso, e vocalmente perfetto nella sua esecuzione dell'aria del secondo atto, Lisa Milne presta a Michaela una vulnerabilità piena di determinazione, e Laurent Naouri è fin troppo elegante nel ruolo di Escamillo. Anche i ruoli secondari sono degni di nota, con Christine Rice in quello di Mercedes e Mary Hegarty in quello di Frasquita, mentre Colin Judson offre un divertente cameo nel ruolo del Remendado opposto al serio Dancaire di Quentin Hayes. Come sempre il coro di Glyndebourne è una gioia da vedere e da ascoltare. La vera rivelazione della serata tuttavia è l'interpretazione di Philippe Jordan, il giovane direttore musicale dell'Opera di Graz qui al suo debutto inglese: la sua è una Carmen scevra di sentimentalità, e questa solo apparente freddezza mette in risalto l'incredibile intelligenza drammatica di ogni dettaglio della partitura. La London Philarmonic Orchestra sotto la sua direzione suona con rinnovato virtuosismo ed inesauribile energia, con estremi contrasti dinamici e grande ricchezza di colori: l'accompagnamento del terzetto del terzo atto è da manuale, e la lettura dell'entr'acte del quarto atto, con una delicatezza di fraseggio quasi inaspettata, rimarrà nella memoria degli ascoltatori per lungo tempo come difficile da eguagliare.

Interpreti: Otter / Hellekant (Aug 2,9,19), Haddock, Milne, Naouri, Hegarty, Rice, Best, Judson

Regia: David McVicar

Scene: Michael Vale

Costumi: Sue Blane

Orchestra: London Philharmonic Orchestra

Direttore: Philippe Jordan

Coro: The Glyndebourne Chorus

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