Una Bohème dal buon ritmo ma che non commuove

Recensione
classica
Ente Lirico Arena di Verona Verona
Giacomo Puccini
03 Aprile 2003
Tutta una serie di problematiche, di 'verosimiglianza’ o di coerenza drammaturgica, di cui è costellato il libretto di Bohème, trovano un loro naturale superamento nella risoluzione, in termini di resa musicale, di una tensione emotiva la cui coerenza è affidata solo alla musica. Ciò che è mancato a questo allestimento veronese del Teatro Filarmonico è stato un convinto perseguimento di tale tensione; in tal senso l’impronta data, dalla direzione di Maurizio Arena, fin dall’inizio si è caratterizzata per un piglio assai marcato, con scelte di tempi molto mossi. Ben seguito dall’orchestra che ne ha reso con efficacia i caratteri più briosi, Arena ci è parso tuttavia come sacrificare quell’ariosità e quel respiro intimista che nella partitura pucciniana giocano una funzione dialettica fondamentale per una sua risoluzione in senso catartico. La ripartizione in tre intervalli, per un’opera di proporzioni non amplissime, ha inoltre troppo frammentato e fatto scemare una necessaria tensione drammaturgica. La regia di Marco Pucci Catena, con le scene di Anna Kollner, si è caratterizzata per delle buone soluzioni nei momenti più affollati, come ad esempio la scena del Caffè Momus, che si presenta come un bistrot separato da una grande vetrata sul cui sfondo si affastellano monelli, venditori, Parpignol con tutto lo stuolo dei ragazzini; una folla che poi si riversa nel caffè, con la vetrata che si alza, al momento della ‘Ritirata’, con soldati assai poco marziali che passano per la platea. E se il carattere dei personaggi è tratteggiato con vivacità, nella visione goliardica della vita dei protagonisti, non si avverte di converso la dimensione fortemente drammatica e patetica che la tragica vicenda di Mimì viene a segnare pesantemente. Nella compagnia di canto Anna Rita Taliento è stata una convincente Mimì, con un’interpretazione spesso preziosa e ricca di accenti, notevole lo spessore vocale, la potenza e la vivacità di Maya Dashuk in Musetta; Valter Borin è stato un Rodolfo generoso ma un po’ sottotono e non sempre vocalmente sicuro. Convincente Roberto Servile in Marcello e buona la resa di Gianfranco Cappellutti nei panni di Schaunard. Robusto e sicuro il Colline di Marco Vinco applaudito a scena aperta dopo “Vecchia zimarra”. Soluzioni scenografiche talvolta banali o sovraccariche di oggetti e suppellettili, interessanti e vivaci nella loro semplicità oleografica gli sfondi, i sipari, con la città il cielo e i comignoli di Parigi.

Interpreti: Anna Rita Taliento, Valter Borin, Maya Dashuk, Roberto Servile, Marco Vinco, Gianfranco Cappellutti, Ivo Vinco, Alberto Noli, Luigi Maria Barilone, Andrea Piccinni

Regia: Marco Pucci Catena

Scene: Arianna Kollner

Orchestra: Orchestra dell'Arena di Verona

Direttore: Maurizio Arena

Maestro Coro: Marco Faelli

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

A Baden-Baden apertura in grande stile del Festival di Pasqua con l’opera di Richard Strauss con i Berliner Philharmoniker diretti da Kirill Petrenko

classica

Eseguita per la prima volta in Italia la Sinfonia dedicata a quei tragici giorni del 1944 dall’americano William Schuman

classica

Bologna: Singolare dittico per la lettura registica di Daniele Abbado