Una bella Sonnambula contestata

Nette contestazioni alla regia di Federico Tiezzi e più pacati ma indubitabili dissensi per la concertazione di Alessandro Pinzauti: anche se va registrato un ottimo successo per il cast a cominciare da Mariella Devia, Amina, la nuova edizione della Sonnambula di Vincenzo Bellini al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino è forse caduta vittima degli strascichi della sindrome di Sant'Ambrogio...

Recensione
classica
Maggio Musicale Fiorentino Firenze
Vincenzo Bellini
10 Dicembre 2000
Nette contestazioni alla regia di Federico Tiezzi e più pacati ma indubitabili dissensi per la concertazione di Alessandro Pinzauti: anche se va registrato un ottimo successo per il cast a cominciare da Mariella Devia, Amina, la nuova edizione della Sonnambula di Vincenzo Bellini al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino è forse caduta vittima degli strascichi della sindrome di Sant'Ambrogio, con una parte del popolo del loggione - qui, al Comunale di Firenze, trattasi propriamente della seconda galleria - che pare voler ergersi a baluardo di una minacciata "tradizione" dai più o meno vaghi contorni. Eppure questa era una bella Sonnambula. Soprattutto una Sonnambula coerente, in cui una stessa visione morbida, onirica, sospesa, un po' allucinata si allargava sulla concertazione, sulla regia, sulle scene, sull'interprete principale. I dissensi nei confronti di Alessandro Pinzauti, belliniano esperto dopo aver affrontato più volte Norma (recente il suo debutto con questo titolo all'Opera di Roma), erano forse dovuti all'aver fatto Sonnambula secondo la logica di Sonnambula, senza cedere alla tentazione di drammatizzare, contro ai suoi più intimi spiriti, questa partitura che galleggia su una drammaturgia (quella delineata nel libretto di Felice Romani ispirato ad una commedia-vaudeville di Scribe) fatta, si può dire, di niente, se non di sentimenti, atmosfere ed eteree fissità; lasciandole i tempi comodi e affettuosi, la morbidezza d'impasti, le fluttuazioni di ritmo e di respiro che le sono, ci sembra, naturali, nonché necessarie al fiorire delle variazioni belcantistiche a cui quest'edizione dava tanto rilievo. E il direttore fiorentino ha azzeccato più di un momento di notevole qualità, dal duetto dell'anello al concertato che chiude il primo atto. Mariella Devia è interprete ideale di una misura belliniana di belcanto che è altra cosa dalle pirotecniche sgranature rossiniane, un'agilità duttile e carezzosa fatta più di morbidi groppi che di note trionfalmente infilzate. Belcantista scientifica e assieme squisita, applaudita a scena aperta fin dalla prima aria "Come per me sereno" e relativa cabaletta, con una voce che con il trascorrere degli anni, se ha perso un po' della sua lucentezza, ha sempre più quella peculiare timbratura malinconica adattissima ad Amina (qui valorizzata nell'originale, dolente, un po' fratta maniera di "Ah, non credea mirarti"), capace di infondere un raro e sottile interesse al tema del sonnambulismo (soprattutto nella scena nella camera di Rodolfo), la Devia era più che una spanna al di sopra del suo Elvino, José Bros, assai corretto ma fin troppo "chiaro" e non proprio vocalmente seducente, e del robusto ma poco signorile Rodolfo di Giacomo Prestia; meglio la limpida e vivace Lisa di Carla Di Censo e Katja Litting, Teresa di gran lusso. Più facile capire il punto di vista tradizionalista - ahi, la famosa "tradizione" ! - da cui sono piovuti i fischi alla regia. Tiezzi aveva deciso di leggere tutta "Sonnambula" come un lungo sogno di Amina, e di quest'ipotesi ha fatto una regia poeticamente esatta e seducente: pensiamo all'intero primo quadro, con la presentazione di Amina chiusa nel guscio del suo sognante esserci-non esserci rispetto alla realtà che la circonda, o alla prima scena del sonnambulismo, nella camera del Conte, di gran lunga più conturbanti rispetto alle Sonnambule di cui abbiamo memoria; ed era una regia tutta in chiave onirica, attentissima alla natura sospesa, incantata, allusiva nelle sue stilizzazioni, della partitura, una regia a cui forse non sono state perdonate cose come la passerella d'acciaio che qui sostituisce la fradicia trave su cui perigliosamente Amina avanza, e l'assenza di mulino, linde casette e compagnia. In compenso, contutte le sue stilizzazioni, la scenografia elegante ed essenziale di Pier Paolo Bisleri, fra interni appena accennati, prati e ghiacciai, citava pur sempre una Svizzera romantica alla Caspar Friedrich. Assai più interessante, ci sembra, di mulini, casette e compagnia bella. Ma tant'è.

Note: nuovo all.

Interpreti: Prestia / Sedov, litting, Devia / O'Flynn, Bros / Mukeria, Di Censo / Chierichetti, Cigni, La Guardia

Regia: Federico Tiezzi

Scene: Pierpaolo Bisleri

Costumi: Gabriella Pescucci

Orchestra: Orchestra del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Direttore: Alessandro Pinzauti

Coro: Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro Coro: José Luis Basso

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