Un Parsifal avveniristico per il Carlo Felice

Michail Jurowski e Harry Kupfer firmano il "Parsifal" che inaugura la stagione del Carlo Felice. Un allestimento, proveniente da Berlino, di sapore avveniristico alla Star Treck, non sempre calato nello spirito della straordinaria partitura di Wagner. Splendido il cast.

Recensione
classica
Teatro Carlo Felice Genova
Richard Wagner
23 Ottobre 2004
Applausi al Carlo Felice per "Parsifal" opera inaugurale della nuova stagione, assente dai palcoscenici genovesi da ben quarant'anni. Una lunga maratona, iniziata alle 19 e conclusa a mezzanotte e mezza, accolta festosamente dalla platea, anche se lo spettacolo deve ancora rodarsi e alcuni aspetti sono parsi discutibili. Il Carlo Felice si è affidato per l'estremo capolavoro wagneriano alla bacchetta di Michail Jurowski e alla regia di Harry Kupfer ospitandone l'allestimento creato per Berlino una decina d'anni fa e portato per la prima volta in Italia. Il tema della redenzione, centrale in "Parsifal", ispirò a Wagner una partitura di forte austerità, imponente, robusta, ma anche intimista, capace di suggestioni liriche profonde. Un mondo sonoro di palpitante suggestione che Jurowski ha cercato di restituire lavorando lodevolmente sul suono e sul fraseggio e ottenendo esiti interessanti, anche se qua e là, si è avvertita qualche discrepanza fra palcoscenico e buca ed è venuta a mancare una effettiva partecipazione drammatica. L'interiorizzazione è stata in parte compromessa dalla messa in scena di Kupfer che ha puntato su una struttura spoglia, fantascientifica. Abolito qualsiasi riferimento alla "natura" (spesso così rilevante in Wagner) ci si è calati in un'atmosfera da Star Treck: pannelli metallici scorrevoli e roteanti, un enorme scrigno (simila al caveau di una banca) che custodisce il Graal; nel secondo atto sostituzione del giardino delle delizie, con innumerevoli monitor con immagini erotiche e sensuali. Tecnicamente irreprensibile (bello ad esempio nel primo atto il viaggio verso il Graal), la lettura di Kupfer ha finito per essere a tratti fuorviante e distraente rispetto allo spirito della partitura. Eccellente il cast. Torsten Kerl è un Parsifal generoso e possente, Lioba Braun regala una Kundry ricca di sfaccettature espressive, Albert Dohmen è un autorevole Amfortas, Manfred Hemm e Josef Kapellmann si mostrano assai convincenti in Gurnemaz e in Klingsor.

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