Un barbiere di Siviglia evergreen

Ancona: Rossini diretto da Jacopo Brusa

LF

09 dicembre 2025 • 3 minuti di lettura

Il Barbiere di Siviglia
Il Barbiere di Siviglia

Ancona, Teatro delle Muse “Franco Corelli”

Il Barbiere di Siviglia

05/12/2025 - 07/12/2025

In un allestimento vecchiotto anagraficamente ma sempre fresco nella resa teatrale è stato presentato ad Ancona, Teatro delle Muse “Franco Corelli”, Il barbiere di Siviglia rossiniano con la regia di Damiano Michieletto, una celebre produzione nata per il Festival di Wexford nel 2003, poi ripresa e ampliata per il Maggio Musicale Fiorentino nel 2005 e da quel momento riproposta più e più volte su vari palcoscenici, tra cui uno marchigiano (Jesi, 2009).

Dopo la recente ripresa nel 2024 di nuovo a Firenze, lo spettacolo ha circuitato nel mese scorso nei teatri della Rete Lirica delle Marche per poi approdare ad Ancona, nella ripresa registica di Tommaso Franchin, con scene dello stesso Michieletto, costumi di Carla Teti e luci di Alessandro Carletti.

La produzione nella sua essenzialità di mezzi scenografici sfoggia tutta l’intelligenza e la creatività del regista veneziano: in scena solo dodici sedie, le cui diverse disposizioni cambiano via via lo spazio scenico; una decina di ombrelli, una scala, palloni e cuscini, il tutto coloratissimo, come del resto i costumi, che rendevano ogni personaggio una caricatura, o una maschera, come sottolineava lo stesso Michieletto, facendo riferimento alla commedia dell’arte non tanto per la foggia dei costumi, quanto per l’impostazione del gioco teatrale. I costumi e il trucco semmai caratterizzavano la funzione dei personaggi, come l’incredibile Don Basilio, completamente verde dalla testa ai piedi e con tanto di coda da rettile; come la parrucca volpina di Figaro e la faccia completamente ricoperta di biacca di Don Bartolo, gote rosse e un tirabaci disegnato sulla fronte.

Lo spettacolo, in una scena così spoglia, deve poi fare affidamento soprattutto sul gioco registico e sulla cura virtuosistica di ogni particolare, sorretti dalla bravura attoriale degli artisti in scena. Su tutti la Rosina di Laura Verrecchia, che nella recita del 7 dicembre a cui abbiamo assistito ha sostituito all’ultimo minuto Aleksandra Meteleva, indisposta: interprete insieme a lei nell’edizione fiorentina dello scorso anno, Hae Kang in Figaro ha brillato anche lui per la bella voce e la dizione chiarissima. Verrecchia ha voce agile e scura ed una bravura di recitazione davvero notevole. Accanto a loro si sono apprezzati gli altri interpreti, tutti molto sicuri vocalmente e nella resa dei rispettivi personaggi: Pietro Adaini nel conte d’Almaviva, particolarmente espressivo nelle parti cantabili, come in “Se il mio nome saper voi bramate”; Giuseppe Toia, anche lui come Adaini formatosi all’Accademia Rossiniana di Pesaro, in Don Bartolo; Eugenio Di Lieto, voce tonante in Don Basilio, oltre a Melissa D’Ottavi, giovane soprano marchigiano in Berta, Davide Chiodo, promettente baritono che ha debuttato lo scorso anno a Jesi nei Quadri parlanti di Spontini, in Fiorello e Stefano Fagioli nell’ ufficiale. Tutti applauditi con calore dal numeroso pubblico presente.

Sul podio della FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana Jacopo Brusa, che ha dato della partitura una interpretazione di routine, con qualche lieve scollamento tra orchestra e palcoscenico; il Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, che cantava in buca, è stato preparato da Pasquale Veleno.

Lo spettacolo è stato anticipato da un evento importante per la Fondazione Teatro delle Muse: il tenore Fabio Armiliato ha infatti donato a nome della sua famiglia un ritratto di Franco Corelli, raffigurato in primo piano con la parrucca di Andea Chenier, dipinto dal padre Roberto, pittore. Armiliato ha raccontato di aver conosciuto personalmente il grande tenore anconetano e ne ha ricordato l’indole gentile e modesta.