Tutte le musiche di Utrecht

Non solo musica antica

Recensione
classica
Anche se per dieci giorni la musica antica è la vera padrona del Tivoli Vredenburg, il Palazzo della Musica di Utrecht, questo non impedisce ad altre musiche di continuare ad essere presenti, e così dopo aver ascoltato il delicato e poetico concerto di mezzanotte per liuto solo di Eugène Ferré dedicato a Capirola, Dalza e Spinacino - quello che ci vuole per fare buoni sogni - al termine di una lunga giornata piena di musiche veneziane, scendendo le numerose scale mobili che attraversano l'interno di questo edificio collegandone le diverse sale, si rimaneva sorpresi nel vedere molti giovani entrare nel Tivoli per iniziare la nottata con suoni amplificati di ben altra natura. Qui convivono senza disturbarsi generi musicali diversi, e questa grande scatola sonora è un punto di riferimento per tutti e per tutta la città che in questi giorni può vantare il titolo di odierna capitale europea della musica. Immergendosi nel vortice del Oude Muziek Festival, che quest'anno è intitolato "La Serenissima", bastano un paio di giorni per perdere il conto e non sapere più ora, data e secolo e vivere al ritmo del basso continuo e respirare il clima sonoro della capitale della musica europea fra Cinquecento e Seicento. Anche se predomina il veloce passo vivaldiano, ci sono molte cose da scoprire o riscoprire, a cominciare dalla retorica e della varietà degli affetti barocchi. Con l'Ensemble Artaserse Philippe Jarrousky in stato di grazia li ha sollecitati tutti, in un susseguirsi di arie di Cavalli, Steffani, Rossi, Cesti, e Monteverdi, alternate a sonate e sinfonie di Uccellini, Marini e Pandolfi Mealli. La perfetta intesa con i musicisti e la cantabilità dei violini, in particolare dello straordinario Raul Orellana, ha esaltato il pubblico della Grande Sala del Tivoli, che ha richiamato sul palco tre volte il controtenore e il suo ensemble ottenendo altrettanti bis.

Di Cavalli ha parlato Olivier Lexa, nella prima lezione della Summer School del Festival, descrivendo le ambizioni e le capacità musicali e imprenditoriali del compositore inventore di una formula operistica di successo che ha segnato il passaggio dal teatro di corte elettivo ed esclusivo a quello pubblico a pagamento, uno degli intrattenimenti prediletti della lunga stagione carnevalesca. Nello stesso contesto Rosi Braidotti ha messo in rilievo l'importanza della trasgressione nel rovesciamento dei ruoli consentiti dall'anonimato delle maschere e della peculiarità della vita politica e sociale veneziana, sottolineando la presenza di numerose comunità costituite da ebrei, mori e slavi, e la relativa libertà di cui godevano le donne, soprattutto le imprenditrici della classe mercantile, e la raffinata cultura delle cortigiane, non tralasciando i numerosi conventi di suore e i bordelli. Fra tutti i concerti presentati fino ad oggi, il più attinente a questa dimensione del piacere coltivata nella Venezia del passato è stato quello carnevalesco dei Micrologus, che ha portato una ventata di energia licenziosa e trasgressiva, con un ricco strumentario e diversi ritmi di danza, nel contesto generale di musiche liturgiche e profane ben più serie e posate. L'importanza del quadro storico che consente di collegare il passato al presente è emersa sia nella seconda lezione di Lexa, dedicata alla Venezia del presente con le problematiche del turismo di massa, che nella breve ma intensa conversazione pomeridiana di Rosi Braidotti, inserita nel programma quotidiano delle Eventalks, nella quale ha ripreso una parte dei temi sviluppati nella lezione del mattino. Queste conversazioni/riflessioni, inserite tra i concerti pomeridiani e quelli serali, arricchite da brevi e brillanti esecuzioni musicali svolte da Olga Pashchenko, sono il ponte di collegamento tra il Festival e il vivace mondo universitario di Utrecht e fanno parte di una serie di eventi complementari che rendono il programma del Festival un prodigioso exploit di suoni, parole, idee, incontri, e molto altro ancora.

L'emblema musicale del legame tra Venezia e i Paesi Bassi, è certamente rappresentato dal musico fiammingo Adrian Willaert che fu a lungo maestro della cappella ducale di San Marco, e che rispetto ad altri compositori dell’epoca oggi viene eseguito di rado. L'ensemble la Colombina ha messo in evidenza la qualità e la varietà della sua musica, con un ritratto composto da mottetti, chansons, madrigali e villanesche, mentre l'ensemble Cinquecento ha privilegiato la produzione liturgica concentrandosi sulla splendida "Missa Mente toto”, ispirata ad un mottetto di Josquin. La permanenza di motivi di ispirazione franco-fiamminga nella musica dei compositori attivi a Venezia ha guidato l'ensemble Cappella Mariana nell'allestimento di un interessante programma nel quale la "Missa Susanne un jour" di Claudio Merulo era contornata da differenti versioni e adattamenti di questa celebre chanson rinascimentale. Ma bisogna anche ricordare che Andrea Gabrieli al suo ritorno da Monaco, dove aveva frequentato Orlando di Lasso, pubblicò le Sacrae Cantiones, parte delle quali sono state presentate nel bel concerto di Cantica Symphonia.

Giocando con le parole Michel Godard si è inventato un concerto il cui ironico titolo sembra richiamare l'idea dell'epoca d'oro della città lagunare cosmopolita, "Un egiziano a Venezia”, giustificato dalla presenza nel suo ensemble del liutista e compositore Ihab Radwan, da anni residente in Francia. Oltre alle loro composizioni, facendo leva sull'inconsueto abbinamento fra serpentone, il basso della famiglia dei cornetti, e 'ud, i due musicisti hanno interpretato e accompagnato, a modo loro, anche alcune arie monteverdiane. Fra i momenti divertenti e giocosi va annoverato anche il concerto eseguito da Les Haulz et le Bas, dedicato alla figura di Zorzi Trombetta, musico della seconda metà del Quattrocento nato a Modon, porto veneziano del Peloponneso, che dopo aver svolto l’attività di trombettiere e di “venditor de vin” a bordo dei galeoni mercantili fondò la Banda dei Pifferi del Doge, e nel cui taccuino, oltre ad appunti sull’arte della navigazione e altri disparati argomenti, sono annotate anche delle composizioni musicali. Naturalmente al centro della scena continuano ad essere i principali e più noti musicisti veneziani, oltre a Cavalli, alle cui composizioni sacre ha dedicato un intenso e suggestivo programma Concerto Palatino, Vivaldi e Galuppi, brillantemente eseguiti nei programmi di Europa Galante e di Ghisleri Choir & Consort. Fra i momenti intensi del Festival va menzionato anche il concerto vivaldiano presentato da La Folia Barockorchester e Stefan Temmingh, straordinario flautista dotato di una particolare e danzante verve comunicativa. Nell’impossibilità di seguire tutti gli innumerevoli concerti, compresi quelli della sezione Fringe, va reiterata la straordinaria partecipazione del pubblico. Non c’è concerto, a qualunque ora del giorno, che non sia affollato e spesso si registra il tutto esaurito. La proporzione fra i poco più di trecentomila abitanti della quarta città olandese e il numero dei partecipanti è impressionante, e la capacità attrattiva della musica italiana è la forza trainante di questa edizione. Mentre scrivo queste note, il celebre Carillon della Torre del Duomo di Utrecht scandisce la melodia di "Si dolce è ‘l tormento" di Monteverdi, e ci sono anche i concerti quotidiani dei carrilloneurs associati al tema veneziano del Festival. C’è ancora molto da sentire nei prossimi giorni e dunque altro da raccontare…

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