"Troppe, troppe note, caro Salonen!"

Il debutto mondiale del Concerto per piano di Esa-Pekka Salonen si è svolto nei migliore dei modi giovedì sera all'Avery Fischer Hall.

Recensione
classica
Avery Fischer Hall New York
01 Febbraio 2007
Il debutto mondiale del Concerto per piano di Esa-Pekka Salonen si è svolto nei migliore dei modi giovedì sera all'Avery Fischer Hall: il direttore-compositore era sul podio, al suo fianco Yefim Bronfman, amico e dedicatario dell'opera, a servirli una New York Philharmonic al massimo della forma, due capolavori raveliani a far da cornice (il Tombeau de Couperin e l'orchestrazione dei Quadri) ma, soprattutto, una sala stracolma di gente smaniosa. Gli applausi sono andati in crescendo, con un mezzoforte per il Tombeau (diretto in modo svelto ed elegante, ma senza molte nuance, così che il profumo della partitura è andato svanito), un bel forte per il Concerto (e mezza standing ovation) e infine un fortissimo a spellamani con standing ovation integrale per l'esecuzione dei Quadri (al calor bianco, intensissima, seppur con qualche eccesso fonico). Ma veniamo al Concerto. Malgrado la generosità di Salonen che ha riversato nell'opera una quantità esagerata di idee, la partitura ha dei limiti, che sono poi i limiti del linguaggio sfilacciato oggi di moda: come fare a tenere in piedi una grande forma senza le chiare tensioni dell'armonia o la densità contrappuntistica del ripudiato serialismo? Risposta: ritmo e ondate sonore. L'effetto globale del Concerto è, però, di una certa prolissità, di un discorso che non procede per necessità interna, ma come spinto dal di fuori, così che gli episodi si susseguono di continuo e il pianista non stacca un secondo. Ad appesantire la logorrea ci pensa anche l'orchestrazione (quanti raddoppi e note tenute, ma non erano tabù?). Comunque, ogni movimento ha il suo episodio da ricordare:il crescendo a ritmo di congas nel primo, il coraggioso slancio melodico con colpo di gong che chiude il secondo e la tenue musica degli archi solisti nel terzo.

Interpreti: Yefim Bronfman, Piano

Orchestra: New York Philharmonic

Direttore: Esa-Pekka Salonen

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