Trojahn e la grande magia dell'opera

A Dresda la più pirandelliana delle commedie di Eduardo diventa un poetico racconto musicale che coniuga sogno e disillusione. Accattivante e riuscita, la nuova opera di Manfred Trojahn interessa e convince il pubblico che riserva un'ottima accoglienza al suo lavoro ed all'ottima compagine che ha tenuto a battesimo lo spettacolo nella Semperoper.

Jonas Gudmundsson, Andrea Ihle, Rainer Trost (foto Monika Rittershaus)
Jonas Gudmundsson, Andrea Ihle, Rainer Trost (foto Monika Rittershaus)
Recensione
classica
Sächsische Staatsoper Dresda
Manfred Trojahn
10 Maggio 2008
Un merito che va riconosciuto a Manfred Trojahn e a Christian Martin Fuchs è di aver scelto un testo di Eduardo – meno noto di altri ma come gli altri indissolubilmente legato all'immagine dell'autore com'è inevitabile nella tradizione (molto italiana) del teatro d'attore – per il suo valore drammaturgico ed il potenziale poetico. Trojahn non sceglie l'Eduardo dell'italianità oleografica e popolaresca ma quello più pirandelliano per il suo racconto muscale, che coniuga la sostanza di cui son fatti i sogni con l'amaro sapore della disillusione. Il soggetto originale è modificato per amplificarne il potenziale operistico: più rilievo alla fedifraga Marta, qui cantante d'opera, che consente una grande aria di sortita nel sottofinale; sospensioni liriche come la morte di Amelia una diversione virtuosistica in tono elegiaco delle straussiana Zerbinetta; ensemble per i parenti ignobili come nel pucciniano Schicchi. La struttura dell'opera, si capisce, è tradizionale – partendo dalla distribuzione classica con coppia soprano e tenore e baritono "di contrasto" – ma l'eterogeneo e mai banale linguaggio musicale è moderno ed articolato con frequenti derive tonali e "leggere", come dev'essere quando si servono le ragioni del teatro. Lo spettacolo di Albert Lang funziona e serve bene il testo evitando i facili cliché dell'italianità, che si intuisce invece nei costumi e nella scena di rosalie, universo di cartone e PVC con bidoni in sospensione (rimando all'arte povera o facile riferimento all'attualità? Il dubbio rimane). Ottimi i tre protagonisti Trost, Petersen e Malmberg, ben serviti dalla scrittura di Trojahn, e i numerosi comprimari, fra cui Romy Petrick nell'incisivo cameo di Amelia. Jonathan Darlington dirige con i giusti tempi e colori la precisa Sächsische Staatskapelle.

Interpreti: Marlis Petersen (Marta Di Spelta), Rainer Trost (Calogero Di Spelta), Andrea Ihle (Matilde Di Spelta), Sabine Brohm (Rosa Intrugli), Gerald Hupach (Oreste Intrugli), Jürgen Commichau (Marcello Polvero), Jonas Gudmundsson (Gregorio Polvero), Christoph Pohl (Mariano d'Albino), Urban Malmberg (Otto Marvuglia), Tom Martinsen (Arturo Recchia), Barbara Hoene (Zaira), Romy Petrick (Amelia)

Regia: Albert Lang

Scene: rosalie

Costumi: rosalie

Orchestra: Sächsische Staatskapelle Dresden

Direttore: Jonathan Darlington

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre