Tre donne per Messiaen alla Scala
Milano: Simone Young, Yuja Wang, Cécile Lartigau per la Sinfonia Turangalila
Per il concerto della stagione sinfonica della Scala, dopo il forzato abbandono di Zubin Mehta per motivi di salute, è salita sul podio della Filarmonica Simone Young, prossimamente impegnata nell'edizione scaligera del Peter Grimes di Britten (18 ottobre). Il programma è rimasto quello annunciato in cartellone: Sinfonia n. 38 di Mozart "Praga" e Turangalîla di Messiaen (repliche il 12 e 14), un accostamento voluto dallo stesso Mehta a dir poco curioso. La direttrice australiana, per la prima volta al Piemarini, ha dimostrato un'ottima intesa con l'organico, a dire il vero eccessivamente numeroso per la sinfonia di Mozart. Ne è risultata comunque una lettura precisa e più che convincente, con tuttavia qualcosa di meccanico, che ha finito per stemperare i tanti momenti legati alle opere mozartiane, come a esempio le cupezze del primo movimento che anticipano il Don Giovanni o la leggera concitazione del finale che pare venire dritta dritta dal secondo atto delle Nozze di Figaro quando Cherubino si butta dal balcone. Simone Young, che ha diretto Mozart senza bacchetta, affidandosi a una gestualità quasi danzante, l'ha autorevolmente presa in mano nell'affrontare la gioiosa e traboccante sinfonia di Messiaen, insieme con Yuja Wang al pianoforte e Cécile Lartigau alle Onde Martenot. Impressionante lo schieramento sul palco degli strumentisti, specie per il numero di percussionisti, quanto il volume di suono dei fortissimo. La pianista, alla quale è affidato il filo conduttore che lega i dieci movimenti, ha dato prova di una tecnica fuori dal comune e di saper variare tocchi dolcissimi a tocchi d'inaudita violenza metallica accompagnandosi alla celesta e al vibrafono. Oltre che dall'ascolto il pubblico in sala è rimasto impressionato dallo spettacolo dell'esecuzione a cui a fine serata ha tributato lunghi applausi.
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