Torna "La Rondine", aggiornata e inquieta

La Fenice inaugura la stagione 2008 con "La Rondine", in un nuovo allestimento trasportato nel 900 e nel quale la bellezza formale delle scene accentua l'inquieta attualità dell'annoiata vicenda.

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Giacomo Puccini
29 Gennaio 2008
Inaugurare la stagione lirica 2008 e i corrispondenti festeggiamenti pucciniani con un lavoro poco popolare come "La Rondine" (proposta nella prima versione del 1917) è una scelta non banale e va dato atto al Teatro la Fenice di avere offerto una nuova possibilità di riflessione su quest'opera, i cui meriti – non pochi, anche se frammentati – e i cui limiti non è qui la sede per riprendere. Questo nuovo allestimento, in coproduzione con il verdi di Trieste, ha la sua forza nelle belle scene di Peter Davison, che trasportano la vicenda nella seconda metà del nostro secolo. Le tre grandi scene, la prima del salotto della casa di Rambaldo, la seconda – vivacissima tra Vespe e insegne luminose – tra le gozzoviglie di Bullier e la terza, caratterizzata dal "vuoto" della grande terrazza sul mare sulla quale si consuma l'addio, sono curate e efficaci, così come la regia di Graham Vick, sebbene gli interpreti si muovano a volte in modo un po' impacciato. Colpisce in modo particolare la distanza anche fisica (specie nel terzo atto, che da libretto suggerisce strazianti abbracci) con cui il regista sottolinea l'attualità della noia e dell'insensatezza di fondo di tutta la vicenda. Tra i cantanti, Fiorenza Cedolins è una Magda di ottimo spessore, così come buoni sono anche il Ruggero di Fernando Portari e una Lisette ben tratteggiata da Sandra Pastrana. Diligente la direzione di Carlo Rizzi e la prova dell'orchestra, alle prese con una partitura che è ricca di spunti interpretativi non sempre facili da rendere fluidi. Applausi affettuosi più che calorosi, in fondo il pubblico rischia sempre di entusiasmarsi per quello che già si aspetta.

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