Tokyo loves Opera

Il successo del tour giapponese del Teatro Regio di Torino

Recensione
classica
Tokyo, esterno giorno: attraverso la strada a Shibuya (secondo le guide l’incrocio più popolato al mondo) e sentendomi parlare in italiano una signora giapponese mi ferma e in un perfetto italiano mi domanda: “E’ qui per l’opera?”. Pazzesco e meraviglioso: in Giappone l’Italia viene riconosciuta come patria del melodramma! Questo è solo uno degli esempi della passione, veramente passione sfrenata, dei giapponesi per l’opera lirica italiana. Andando a Tokyo a seguire il Japan Tour del Teatro Regio di Torino ne ho avute diverse prove. Ad esempio: in quale altra parte del mondo i fans si mettono in coda un’ora e quarantacinque minuti prima dell’inizio dello spettacolo, davanti all’ingresso artisti, per farsi autografare le foto? E’ successo davanti al Teatro Bunka Kaikan prima della prima di Tosca, erano una ventina ad aspettare l’arrivo di Norma Fantini, Marcelo Alvarez, Lado Atanaeli e Gianandrea Noseda. E un’ora dopo la fine dell’opera, salutata da 18 minuti di applausi, ci sono ancora cinquanta persone in fila che aspettano di farsi autografare il programma di sala. L’impressione è ben diversa da quella che dà spesso il frettoloso pubblico italico che ha come unico pensiero finale quello di raggiungere per primo il guardaroba, o il parcheggio. Al termine della Messa da Requiem di Verdi alla Suntory Hall (se volete capire cos’è l’acustica perfetta dove andare lì) con Noseda sul podio di Coro e Orchestra del Regio di Torino, e le voci di Barbara Frittoli, Daniela Barcellona, Piero Pretti e Mirco Palazzi, il pubblico è rimasto in sala finché l’ultima corista non ha lasciato il palco e non solo applaudivano, salutavano anche con la mano! Altro che la gita a Chiasso di arbasiniana memoria, a Tokyo, a Tokyo dovrebbero andare i nostri uomini politici per scoprire veramente che peso ha nel mondo la cultura italiana.

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