Teatro al cubo, con ugole d'oro

Caldo successo per una rilettura goldoniana del cantante-regista-attore davide Livermore, con cantanti e virtuosi a impersonare i loro alter ego.

Recensione
classica
Teatro Carignano Torino
Carlo Goldoni. Finale splendidissimo, pastiche musicale: musica di Andrea Chenna e collage poetico di Carlo Majer
25 Febbraio 2005
Teatro al quadrato, anzi forse al cubo, il goldoniano Impresario delle Smirne messo in scena dal Teatro Stabile di Torino per la regia di Davide Livermore. Una commedia che parla di commedianti, anzi di virtuosi del canto e del palcoscenico: e a impersonarli, veri virtuosi che si fingono, per dirla con Don DeLillo "quello che sono veramente". Insolito e divertente fin dalle premesse, lo spettacolo soffre di qualche macchinosità nel primo tempo, che raggruppa i primi tre atti della commedia goldoniana: un po' per colpa del testo originale, e un po' per la pur interessante, ma forse troppo insistita, sperimentazione musicale, che vuol trasformare il discorso dei protagonisti in una sorta di caleidoscopio sonoro, variamente cangiante, e senza soluzione si continuità, tra i vari registri del parlato e del cantato. La partitura musicale costruita per l'occasione da Andrea Chenna è tanto discreta e trasparente da peccare talvolta di eccessiva modestia, volendo rinunciare a molto per aderire alla stilizzata visione del regista, che sospende la vicenda in un tempo e in un luogo astratti, quasi a voler alludere al viaggio (la scena disseminata di valigie) come all'unica casa vera in cui un attore possa legittimamente abitare. Più agile e compatto il secondo tempo, fatto apposta per far rifulgere i multiformi talenti degli interpreti: dai personaggi di contorno (con un plauso particolare al Nibio di Giancarlo Judica Cordiglia), al Carluccio di Davide Livermore, a Claudio Desderi che tratteggia il Conte Lasca con stentorea sicurezza (perdendo per via qualcosa della subdola perfidia del personaggio). Ma a far la serata, come c'era da aspettarsi, sono le tre donne: attrici frizzanti, bellissime nei fantasiosi costumi di Giusi Giustino, deliziose nei loro bisticci tra dive, divertenti e divertite. Oltre che, naturalmente, padrone e signore di ugole di prima grandezza. Successo cordiale per tutti.

Note: luci di Claudio Coloretti; musiche originali di Andrea Chenna dirette dall'autore; effetti d'ombre Associazione Controluce Teatro d'Ombre

Interpreti: con Daniela Mazzucato, Claudio Desderi e Cinzia De Mola e con Giuseppe De Vittorio, Lorenzo Fontana, Giancarlo Judica Cordiglia, Maurizio Leoni, Davide Livermore, Bob Marchese con la partecipazione straordinaria di Luciana Serra

Regia: Davide Livermore

Scene: Tiziano Santi

Costumi: Giusi Giustino

Orchestra: Piccola Orchestra del CineTeatro Baretti: violino Efix Puleo, clarinetto Gianluca Calonghi, corno Florin Bodnarescul, cello Margherita Monnet, tuba Giulio Rosa, contrabbasso Francesco Violato

Direttore: Andrea Chenna

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