Sul Meno si festeggia l’Europa 

A Francoforte l’ormai tradizionale concerto all’aperto della hr-Sinfoniorchester alla presenza di 20 mila spettatori 

Europa Open Air (Foto Bernd Hartung / European Central Bank)
Europa Open Air (Foto Bernd Hartung / European Central Bank)
Recensione
classica
Frankfurt am Main, Weseler Werft
Europa Open Air
22 Agosto 2019

Tutto nel segno dell’Europa l’Europa Open Air, l’ormai tradizionale appuntamento di fine agosto in riva al Meno della hr-Sinfonieorchester di Francoforte. Nato solo cinque anni fa, il concerto all’aperto al Weseler Werft, area ad antica vocazione industriale nel porto fluviale della città, anche in questa occasione ha attirato circa 20 mila spettatori, complice la bella serata estiva non funestata dal maltempo come nella scorsa edizione. Diversamente dai precedenti concerti, consacrati alle musiche di un paese dell’Unione Europea, l’edizione 2019 rende omaggio all’Europa in occasione dei 20 anni dell’euro (la Banca Centrale Europea è lo sponsor principale dell’iniziativa). 

Come da tradizione, il programma principale è stato preceduto da un preludio jazz con la hr-Bigband, ensemble jazz dell’organismo radiotelevisivo pubblico dell’Assia, con due figure di eccezione del panorama jazz europeo: il Chet Baker tedesco, Till Brönner alla tromba e flicorno, e lo svedese Magnus Lindgren alla direzione. Intitolato Blue Eyed Soul, come l’album registrato da Brönner nel 2002, il concerto presenta una scelta di brani di Till Brönner certo (al centro c’è ovviamente un medley da Blue Eyed Soul) ma anche Thermo di Freddie Hubbard e il suond brasiliano di Aquelas coisas todas di Toninho Horta, tutti arrangiati da Lindgren, spesso in dialogo al sax e flauto con le sonorità morbide e plastiche della tromba di Brönner. 

A dare manforte ai colleghi di Francoforte, dall’altra “capitale europea” arrivano il Coro del Théâtre royal de la Monnaie e il suo direttore musicale Alain Altinoglou, che conferma la vocazione per i concerti per grandi masse dopo il francesissimo concertone alla Tour Eiffel dello scorso 14 luglio. L’antologia europeista si apre in maniera solenne con l’“Alleluja” dal Messiah di Georg Friedrich Händel e prosegue con Marcia trionfale e danze dal secondo atto dell’Aida di Giuseppe Verdi, unico rappresentante italiano nel parlamento musicale del concerto, eseguite con una certa monumentalità di marca francese. Musicalmente più convincente la sulfurea Totentanz di Franz Liszt, soprattutto per l’ottima prova nel segno di un trascinante virtuosismo della pianista Alice Sara Ott, cui le fanno da spalla i puntuali interventi solistici degli ottimi fiati dell’orchestra francofortese. A sorpresa, come bis la Ott regala la prima delle celebri Gymnopédies di Satie, breve parentesi lirica che anticipa i due autentici “tube” francesi che seguono nel programma: la popolare “Barcarola” dai Racconti di Hoffmann di Jacques Offenbach, telegrafico omaggio nell’anno del bicentenario, e il celebre duetto “Au fond du temple saint” dai Pescatori di perle di Bizet, interpretato con grande trasporto da Francesco Demuro e Paul Gay. Scelta insolita ma non inopportuna per le radici classiche della cultura continentale quella della seconda Suite del balletto Bacchus et Ariane di Albert Roussel, riuscita soprattutto nella dionisiaca gioiosità dei movimenti finali. Gran finale obbligato con il movimento finale della IX Sinfonia di Ludwig van Beethoven. Grande lo slancio “europeista” impresso da Altinoglou all’orchestra, al coro e ai quattro solisti Julia Kleiter,Nora GubischAttilio Glaser e Paul Gay. Finale solenne salutato dalla standing ovation del pubblico. Scelta curiosa per il bis d’obbligo: Zadok the Priest dai Coronation Anthem di Händel, tradizionale accompagnamento per l’unzione dei sovrani britannici. 

 

 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre