Stella Dallas torna sullo schermo

Nella pre-apertura della Mostra del Cinema al Lido di Venezia riproposto il film muto di Henry King restaurato e con un nuovo accompagnamento musicale di Stephen Horne

Pre-apertura della 79 Mostra Internazionale di Arte Cinematografica (Foto Jacopo Salvi cortesi La Biennale di Venezia)
Pre-apertura della 79 Mostra Internazionale di Arte Cinematografica (Foto Jacopo Salvi cortesi La Biennale di Venezia)
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Lido di Venezia, Palazzo del Cinema (Sala Darsena)
Pre-apertura della 79 Mostra Internazionale di Arte Cinematografica
30 Agosto 2022

È una tradizione inaugurata già da diversi anni affidare la serata di pre-apertura della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica della Biennale di Venezia a un capolavoro del cinema muto. Quest’anno la scelta è caduta su un titolo poco noto: Stella Dallas, anno 1925, regia di Henry King e produzione di Samuel Goldwyn. In una Sala Darsena del Palazzo del Cinema piuttosto affollata il film è stato presentato in una versione fresca di restauro digitale in 4K curato dal Museum of Modern Art di New York e dalla Film Foundation presieduta da Martin Scorsese.

Nel breve discorso introduttivo Alberto Barbera, direttore artistico della Settore Cinema della Biennale di Venezia, assicura che questo film “è stato uno dei maggiori successi popolari del cinema muto hollywoodiano” come confermano i due rifacimenti cinematografici del 1937 con Barbara Stanwyck protagonista e la regia di King Vidor e del 1990 con Bette Midler protagonista e la regia di John Erman. Sempre secondo Barbera, “non c’è dubbio che la prima versione sia di gran lunga superiore alle successive, in virtù della straordinaria interpretazione di Belle Bennet e la superba regia di Henry King che sfrutta nel modo migliore le potenzialità espressive sviluppate dal linguaggio del cinema muto al vertice della sua evoluzione estetica, prima dell’avvento del sonoro.” E che fosse un capolavoro se n’era già accorta Iris Barry, prima curatrice del dipartimento film del MoMa, già negli anni ’30 del secolo scorso quando acquisì il film nella raccolta del museo, “in un periodo in cui i ritratti di donne non erano considerati degni di seria attenzione”, spiega Dave Kehr, curatore del restauro per il MoMa, presente alla serata con Rajendra Roy, capo curatore del dipartimento film del museo newyorkese.

La donna in questione è Stella (Belle Bennet), di origini umili, ma portata all’altare dal figlio di banchieri nonché avvocato rampante Stephen Dallas (Ronald Colman). Il salto sociale non riesce a Stella, che imbarazza spesso il marito con abiti e atteggiamenti poco adatti agli standard altoborghesi. Grazie ai successi professionali, Stephen viene spedito a New York ma Stella decide di non seguirlo e di occuparsi della figlia Laurel (Lois Moran). La distanza è fatale alla coppia: lui conosce la ricca vedova Alice Joyce mentre Stella si confronta con un’esclusione sociale che non risparmia nemmeno la figlia Laurel. Da quell’esclusione Stella compie il sacrificio estremo per una madre decidendo di separarsi dalla figlia affidata al padre e alla sua nuova famiglia per assicurarle un futuro. Quindi scompare, ma non rinuncerà ad assistere, spiando attraverso una finestra sotto la pioggia, al matrimonio di Laurel con Richard Grosvenor, rampollo di ottima famiglia (un giovanissimo Douglas Fairbanks jr.), finché un poliziotto non la invita ad allontanarsi.

Stella Dallas (1925) di Henry King. Il finale del film

 

Per presentare con tutti i crismi il risultato dell’accurato lavoro di restauro, con il film è stata eseguita dal vivo in prima assoluta una nuova colonna sonora commissionata dal MoMa. L’autore è Stephen Horne, pianista residente al British Film Institute Southbank di Londra con un’esperienza trentennale come accompagnatore di film muti e spesso invitato a prestigiose rassegne specializzate nel cinema muto (è stato anche ospite al Cinema ritrovato di Bologna e alle Giornate del cinema muto di Pordenone). Una scelta non casuale poiché Horne frequenta Stella Dallas dal 2007, quando, ad un evento privato, improvvisò al pianoforte vedendo la pellicola per la prima volta. Risale invece al 2016 un suo arrangiamento per pianoforte e arpa, ma, dice Horne, “la portata emotiva del film me lo faceva sempre sentire orchestrale”. Ecco quindi la nuovissima versione per pianoforte e piccola orchestra, che al Lido erano Daniel King Smith e la Gaga Symphony Orchestra, ensemble strumentale a geometria variabile attivo dal 2012 e aperto a esperienze pop e dance, scelto personalmente dall’attuale direttrice artistica della Biennale Musica, Lucia Ronchetti. C’è una sorta di regola aurea nell’accompagnamento musicale dei film muti secondo la quale se la musica si nota troppo, qualcosa non funziona. Non si può dire sia il caso del gradevole accompagnamento composto da Horne e diretto da Ben Palmer, autore anche della variegata orchestrazione, che commenta discretamente le immagini del film senza amplificare l’enfasi espressiva (e qualche eccesso patetismo) connaturata ai film dell’epoca del muto. La scrittura eclettica, con qualche divagazione jazz e uno spiritoso e discretissimo rumorismo che strizza l’occhio qua e là alle immagini che scorrono sullo schermo, serve più che onorevolmente l’incantevole film di Henry King.

Una bella serata di cinema e musica salutata da calorosi applausi.

 

 

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