Spaziale, Mars (per l'ultima) Volta
Chiusura con delusione per il festival torinese.
29 luglio 2008 • 2 minuti di lettura

Spaziale Festival Torino
In attesa di conoscerne la sorte per i prossimi anni, Spaziale chiude l’ottima edizione 2008 con una promessa non mantenuta: i Mars Volta, annunciati da più parti con un imperdibile concerto-evento di tre-ore-tre si concedono (seppur generosamente) per un’ora e 45 circa, forse scoraggiati dalla non esaltante affluenza: 25 euro di biglietto, vista l’offerta live dell’estate torinese, sono molti. Gli otto (la sigla nasconde i due ex At the Drive In Omar Alfredo Rodriguez-Lopez e Cedric Bixler Zavala, intorno a cui ruotano diversi musicisti) cominciano a suonare quando c’è ancora luce. Il sound è potente: traina tutti la batteria di Thomas Pridgen e Cedric Zavala, con la sua chioma alla Brian May e le sue rodatissime mosse da Roger Daltrey vagamente perverso non risparmia la voce. Ma qualcosa non funziona, e la sottile impressione di freddezza è aumentata dalla poca capacità di sintesi dei Volta e dall’audio che taglia fuori sax e percussioni. I Mars Volta si sono guadagnati negli anni critiche lusinghiere, grazie alla loro capacità di contaminare una base rock “post-progressiva” con vari generi musicali, facendosi notare grazie alla loro originale connotazione “etnica” (i due leader sono ispanoamericani) e a uno spiccato gusto cinematografico (“Volta” è concetto tratto da Fellini, e Morricone è il nume tutelare di molte soluzioni di orchestrazione). Disgraziatamente, proprio gli elementi innovativi della loro produzione sono, nella serata di Spaziale, trascurati con i brani, lunghissimi, che girano sempre intorno allo stesso mood. Ci si trova davanti a un rock ottimamente suonato, ma non particolarmente nuovo e non sempre capace di coinvolgere. Meno di due ore che sembrerebbero – e dovevano essere - molte di più, ma non ce n’è: tutti a casa alle 11, e a letto senza bis.