Sotto le pale eoliche

diario del 18 luglio

Recensione
jazz
A Mogorella sono così. Ti accolgono con una stretta di mano e capisci che sei lì perché è importante esserci. Nel Parco Eolico di Monte Grighine ci accoglie il sindaco Mauro Piras che sembra tutto meno che il sindaco e che dopo il concerto in duo con il trombonista Gianluca Petrella ci invita a cena a casa del babbo che si chiama Salvatore e che tutti chiamano “Mattecani”. “Scrivilo che mi chiamano così” mi dice “perché i soprannomi non esistono più”. Come non esistono più i sapori di quei pomodori rossi posti sulla tavola imbandita, i cetrioli dell’orto del babbo del sindaco Mauro Piras o il pane “coccoi” o “scivragiu” sul quale metti quei pomodori rossi e già ti basta per essere in pace col mondo.
Stavolta il porcetto è bollito e servito su un letto di mirto dentro “sa sippa” che è un vassoio in sughero. Il vino è nero come questa notte che sembra inverno e nella foglia di lattuga appena colta nell’orto c’è una lumachina preoccupata. “Più bio di così!” dico. “Succedesse in ristorante ci sarebbe il tanto per un risarcimento danni” e invece siamo sotto le pale eoliche a Mogorella che ha 400 abitanti, a casa di Salvatore “Mattecani” che è il babbo del sindaco che tutto sembra meno che il primo cittadino.
Stasera la corrente la prendiamo dalla pala che è stata spenta per noi. Produce 2500 KW ma a noi ne servono poco meno di due. Il carro delle energie riposa per domani a Trinità d’Agultu. Poco prima della fine del concerto arriva una nube bassa che ci investe. Il paesaggio è ora invernale e le pale che girano sono uno spettacolo che cambia colore ogni minuto. Il figlio di Mauro ha forse tredici anni ma pensa e parla come un grande. Nonno Salvatore lo guarda dal basso perché, a tredici anni, suo nipote è più alto di lui. “Merito delle pale eoliche” diciamo noi. “Chissà” risponde. Fatto sta che tra le pale il concerto riusciamo a svolgerlo tutto nonostante stia diluviando da Alghero a Cagliari.
Il duo con Gianluca Petrella è stato pensato da Luca Nieddu, il nostro scopritore di posti magnifici, alle 19.30 proprio per la bellezza del paesaggio e per le oltre trenta pale eoliche che donano al Monte Grighine una metafisicità strana che ora è traslata ancora di più dalle nubi basse cariche di acqua che ci attraversano. Noi invece attraversiamo Mogorella intorno alle 17.30 lasciandoci alle spalle Silì, Siamanna e Villaurbana. Usellus è più avanti ma noi giriamo prima sulla SP 36. Il Monte Grighine con il suo parco eolico è in direzione di Ruinas e proseguendo per una quindicina di chilometri si arriva a Samugheo dove si fanno tra i tappeti più belli della Sardegna. Le pale sono mastodontiche e si intravvedono già da Simaxis ma se uno non ci è proprio sotto non capisce quanto sono grandi e fa un certo effetto.
Dalla SP 35 si vede un territorio antico pieno di anfratti che ricordano Domus de Janas naturali stavolta modellate non dalla mano dell’uomo ma dalla forza dell’acqua e del vento. Sei chilometri di curve che sembra di essere in un’altra terra. E vento ce n’è da quelle parti. Perché quando arriviamo sotto la pala che porta il numero NX80887 tira un maestrale notevole al punto che chiedo a Luca e Cristian di ancorare il Mac che userò stasera per mandare dei sampler perché il rischio è che lo schermo faccia da vela e finisca a Ruinas.
Poco sotto la pala c’è una casetta dove è stato allestito un bar e diverse donne stanno preparando cose da mangiare e da bere. Un lungo tavolo di legno racconta di lunghi pranzi estivi all’ombra e una bancarella da mercato vende i tappeti di Samugheo. Il rumore del gruppo elettrogeno che alimenta il posto stride con la calma del luogo e con il silenzio delle pale.
Oggi è il compleanno di Tommaso Onofri che ha pensato il Carro delle energie assieme alla moglie Irene e Tommaso ha disegnato sul suo furgone bianco il logo di “!50” e quello dell’energia che sembra ora un furgone hippie degli anni sessanta. Lentamente la gente sale a piedi e si parla. Parlano tra loro e parlano con noi perché ormai di molti ne conosciamo i visi e stasera la strada per salire dal bar alla pala eolica NX80887 è una. Le nubi sono nere, che se prima dalla sommità di vedeva il golfo di Oristano ora questo lo si può solo immaginare. La gente si dispone lentamente davanti allo spazio del concerto e questo inizia puntuale alle 19.30 perché oggi non c’è tempo da perdere e la lotta con l’acqua è una questione di minuti. Dal Campidano le nubi arrivano veloci e vanno verso Est. Forse ce la facciamo. Il vento d’improvviso si calma e il concerto inizia che fa quasi caldo. Petrella gioca a pallone con le sordine del trombone e io lancio dal computer un brano un coro di Donatoni degli anni sessanta mixato con i poeti improvvisatori sardi e poi un brano Gnawa del Marocco. C’è uno spazietto anche per un breve cartoon di Paperino e poi ci sono tanti rumori che diventano suono e pretesto per lo stesso. Note lunghe e ventose si alternano a brani veri e concreti quelli “Angel” di Hendrix, “’Round Midnight” e “Blue Monk”. Dopo un’ora di concerto la voce di uno spettatore annuncia che sta arrivando il temporale e noi lo sentiamo dal vento che è rinato d’improvviso. Il bis sarà di 50 secondi come i miei 50 anni. Sarà un tema di “Well you Needn’t” sempre di Thelonious Monk, due chorus di assolo e un altro tema. 50 secondi 50 anche se poi un bambino viene a dirmi che il bis è durato 61 secondi. Mannaggia, gli dico. Stasera neanche i ringraziamenti finali di rito perché bisogna smontare tutto e raggiungere un posto al sicuro e al riparo. La temperatura è scesa di almeno dieci gradi e le pale più in basso stanno lavorando a regime. “Sono pale intelligenti” mi dice il Sindaco Piras. “Pale che vanno a cercarsi il vento da sole” quando spira il Maestrale, lo Scirocco o il Ponente. I nostri tecnici staccano la spina dalla pala NX80887 e Irene e Tommy smontano il Carro delle energie che, a confronto con la pala, sembra un trabiccolo e invece fa per noi lo stesso lavoro di quel grosso affare bianco dando corrente buona per le prove e il concerto con sistema di suono, video e luci al Led. Il concerto di questa sera è dedicato a Matteo che si è tolto la vita a trentatré anni e che amava la gente, l’arte e la musica. Lo dico all’inizio dopo avere ringraziato il Sindaco, la Società “Greentech Monte Grighine” che è danese, “Nordex” e Corpo Forestale, Croce Rossa e Carabinieri del Comando di Ruinas. È dedicato a Matteo che non c’è più e a sua madre Candida che ora cena al mio fianco con suo marito. Stasera brindiamo per i miei 50 e per Tommaso Onofri. Brindano anche Candida e suo marito che hanno trovato un pezzo di poesia da portarsi a casa per il figlio che non c’è più. Vorrebbero fare un’Associazione Culturale per ricordarne la memoria e per aiutare i giovani in difficoltà. Dico loro che sono pronto a dare una mano. La mia tocca la loro come tutte si toccano nel saluto prima di andare via.
Il cielo è terso e le stelle sono tutte lì senza una nuvola a privarne la vista. Tutte lì tra il rosso delle luci di avvistamento delle pale e il bianco della Piana campidanese che ci attende. Domani a Trinità d’Agultu, in Gallura, sarà un’altra giornata di sole.

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