Solitario, avvincente Peter Grimes

Recensione
classica
Teatro Lirico Giuseppe Verdi Trieste
Benjamin Britten
23 Febbraio 2002
Un teatro non particolarmente affollato, e in verità ancora meno pieno alla fine dello spettacolo, ha accolto a Trieste uno dei più significativi tra i nuovi allestimenti che il Teatro "Giuseppe Verdi" ha proposto per la stagione 2001-02. Eppure la serata meritava davvero un interesse maggiore da parte del pubblico triestino, giacchè non solo si trattava di un'opera al di fuori degli angusti confini del 'solito' repertorio melodrammatico, ma costituiva pure la ripresa di un titolo assente dal teatro della città giuliana da oltre quaranta anni. "Peter Grimes" di Bejamin Britten era arrivato a Trieste nel 1960 sulla scia del notevole successo che aveva riscosso in tutta Europa sin dal 1945, anno della sua prima rappresentazione. L'opera con cui il compositore scomparso nel 1976 sembrava aver rinnovato i fasti del teatro musicale in lingua inglese, lasciò nel '60 una forte impressione e venne accolta positivamente; altrettanto benevolo è stato il pubblico che ha assistito all'odierno spettacolo, che si è dimostrato solido nel cast artistico e nell'impianto musicale e scenico. Come primo artefice del successo va segnalato senz'altro il direttore Wolfgang Bozic, che ha guidato un'orchestra in eccellente forma, anche se con qualche eccessivo appensantimento nel settore degli archi: non solo nei sei splendidi interludi con cui Britten sembra voler dipingere gli stati d'animo in cui si sta per svolgere la vicenda teatrale, ma anche nel corso dell'intera opera, la viva scrittura musica dell'inglese è potuta emergere con precisione e ricchezza di effetti. Protagonista vocale è stato uno Jan Blinkhof che, sebbene non in perfetta forma, ha saputo fortemente caricare il personaggio di Grimes di tutte le angosce derivanti dall'ostilità della gente tra cui vive, in particolare nell'ultima scena, dove la disperazione del pescatore trova il suo epilogo tragico.Voce possente, quella di Blinkhof, anche se non molto duttile dal punto di vista dinamico, che si è trovata in compagnia dei due eccelenti Ron Peo, nei panni di un incisivo Balstrode, e Elisabeth Meyer-Topsoe, la quale ha dato anima a una Ellen Orford tenera e coraggiosa allo stesso tempo. Ma valido è stato tutto il cast vocale, tra cui vanno ricordati il Boles di Alessandro Casentino, lo Swallow di Filippo Morace e il Keene di Jared Holt, e non ultimo il coro, che nell'opera ha un rilievo di prim'ordine. Le scene e i costumi di Sergio D'Osmo insieme alla regia di Paul Curran, hanno valorizzato i particolari delle singole situazioni, ma sempre nel segno di quel tema della denuncia sociale e della solitudine dell'emarginato che sembra essere presente nel lavoro di Britten. Una partitura, quella del "Peter Grimes", che elabora un linguaggio musicale estremamente eclettico, dove convivono influssi folklorici, impressionismo orchestrale e una particolare attenzione alla parola e alle potenzialità di una vocalità quanto più possibile naturale; c'è da augurarsi che come al Teatro "Giuseppe Verdi" di Trieste anche in altre città italiane venga dato spazio a questa godibilissima pagina del secolo che si è appena concluso.

Interpreti: Blinkhof, Meyer-Topsoe, Peo, Cosentino, Holt, Della Pozza, Bandera

Regia: Paul Curran

Scene: Sergio D'Osmo

Costumi: Sergio D'Osmo

Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste

Direttore: Wolfgang Bozic

Coro: Coro del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste

Maestro Coro: Marcel Seminara

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