Scarlatti torna in scena, ed è un "Trionfo"

Eseguita con vivo successo al Teatro Massimo di Palermo l'opera "comica" di Alessandro Scarlatti Il Trionfo dell'onore (1718) con l'Europa Galante diretta da Fabio Biondi e la regia di Maurizio Scaparro. I cantanti hanno reso ottimamente le tante meraviglie della partitura scarlattiana ingiustamente dimenticata e prodotta all'interno del III Festival Scarlatti.

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Alessandro Scarlatti
09 Novembre 2001
Nei manuali di storia della musica Il Trionfo dell'onore è sbrigativamente definita l'unica opera comica di Alessandro Scarlatti che avrebbe tentato così senza successo di inserirsi nel nuovo filone della commedia buffa ormai trionfante nei teatrini napoletani. In effetti il Trionfo ebbe diciotto repliche dal 26 novembre 1718 al gennaio successivo, ma poi nessuna ripresa successiva, nonostante la lingua e l'ambientazione toscana (in luogo dei consueti elementi napoletani) facciano supporre un prodotto da esportare. Il caso Scarlatti è davvero inspiegabile: nonostante decenni di revival della musica dell'età barocca, le opere di quello che fu tra i massimi compositori di melodrammi di quella età non vengono né eseguite né incise in disco. Da tre anni questa ingiustizia storica è combattuta dal Festival Scarlatti voluto strenuamente dal musicologo Roberto Pagano e reso possibile da una forte sinergia di enti e persone (il Teatro Massimo di Palermo, che era presieduto dal sindaco Orlando, con soprintente Giambrone e direttore artistico Betta, ma anche le altre forze vive della città) e nell'edizione di quest'anno, il Trionfo suggella una serie di recuperi scarlattiani nel campo dell'oratorio e musica sacra, cantate e musica "da stanza". L'edizione moderna della partitura è l'ultima fatica dello specialista inglese Malcolm Boyd, recentemente scomparso, e su quella Fabio Biondi ha costruito una orchestrazione estremamente complessa e di grande impegno. Dal canto suo il regista Maurizio Scaparro, al suo debutto nell'opera barocca, ha accettato l'impervia sfida di seguire i ritmi della partitura piuttosto che le facili suggestioni del libretto, costruendo con il suo collaboratore Orlando Forioso una messa in scena molto efficace, interamente retta dagli intrichi della trama: Riccardo, un impenitente giovane dongiovanni, tenta Doralice dopo aver sedotto Leonora, sorella del suo amico Flaminio a sua volta fidanzato dell'altra e che per questo vuol vendicare nel sangue il doppio affronto. Personaggi secondari costruiscono le situazioni comiche tutte basate sugli equivoci amorosi: il goffo Erminio, zio di Riccardo, che vorrebbe sciogliersi dall'impegno di sposare la ricca ma brutta Cornelia e corre dietro alla cameriera Rosina, che già amoreggia con Rodimarte, tipico capitano smargiasso di commedia. Solo il pentimento finale di Riccardo ristabilisce le giuste coppie come previsto dai canoni dello spettacolo di corte. A Scaparro, impegnato proprio in questo periodo in un esteso progetto sulla drammaturgia del Don Giovanni, non potevano sfuggire le forti allusioni al personaggio di Tirso in questo libretto di Francesco Antonio Tullio ed ha proposto di far agire i personaggi come una troupe di commedianti dell'arte impegnati nelle prove di uno spettacolo, con tanto di suggeritore muto in scena. Ne è risultato uno spettacolo di rara bellezza e suggestione, dove le fluenti meraviglie musicali di Scarlatti venivano sapientemente filtrate e sparse da Fabio Biondi alla testa di una Europa Galante in stato di grazia. La compagnia di canto ha risposto con una resa vocale e gestuale di altissimo livello, per cui risulta difficile evidenziare dei ruoli, se non per una maggiore padronanza della scena (la serva di Damiana Pinti, il capitano di Roberto Abbondanza) più che l'impegno vocale (che ha fatto risaltare maggiormente l'angelica voce di Sandrine Piau e il timbro mozartiano di Cristina Sogmaister). Funzionali all'operazione di "commedia in commedia" i bei costumi di Santuzza Calì, che si stagliavano sulla scena fissa del settecentesco "Teatro della Musica" del siciliano Paolo Amato ricreata da Fabrizio Lupo come logo del Festival. Successo meritato per una operazione che vorremmo più spesso imitata dai teatri italiani, timidi ed esitanti di fronte ai capolavori del barocco.

Note: nuovo all. realizzato nell'ambito del Festival Scarlatti - Edizione critica di Malcolm Boyd

Interpreti: Baleani, Sogmaister, Lombardi, Piau, Zingariello, Manci, Pinti, Abbondanza (La Bruna, mimo)

Regia: Maurizio Scaparro

Scene: Fabrizio Lupo

Costumi: Santuzza Calì

Orchestra: Orchestra Europa Galante

Direttore: Fabio Biondi

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