Rattle inaugura con Fidelio

Successo per Fidelio diretto da Rattle al Festival di Pasqua di Salisburgo, ma il pubblico non apprezza del tutto la regia

Recensione
classica
Osterfestspiele Salzburg Salisburgo
Beethoven
16 Aprile 2003
È nato bene il Fidelio che ieri sera ha aperto a Salisburgo il Festival di Pasqua, il primo della gestione Simon Rattle. Alle spalle può vantare due percorsi beethovaniani d'eccezione, quello dei Berliner diretti da Abbado nella loro ultima tournée lo scorso anno, quella di Rattle che ha diretto e registrato le sinfonie coi Wiener. Ieri sera il Maestro inglese ha fatto tesoro di tutte le esperienze accumulate per aggiungere il tasello mancante. Il risultato e stato stupefacente, anche grazie a due scelte determinanti. La drastica eliminazione dei recitativi, sostituiti da pochi gesti evocativi (una spintarella a quell'impiccione di Jaquino, una firma su una lista di detenuti...), e una lucida concezione dell'opera come sinfonia. Per miracolo, la scarsa drammaticità teatrale di Fidelio è risultata come rafforzata dalla preponderanza orchestrale e sul palcoscenico ne è sortita un'opera monolitica, compatta e conseguente, come succede in Wozzeck. Una meraviglia, con Rattle in perpetua mobilità a inventare accelerazioni, a rubare, come sa fare con le Nove sinfonie. Di conseguenza ha giustamente evitato l'inserimento della Leonore n. 3 nel secondo atto per non allentare la tensione che è scaturita naturalmente dall'orchestra senza mai lasciare un attimo di tregua all'ascolto. Cantanti tutti di primissimo piano al servizio della trama sinfonica, ottima la Leonore di Angela Denoke, nobilmente perfido il Pizarro di Alan Held, mentre Laszlo Polgar riesce a dare un insolito spessore alla figura di Rocco. Un discorso a parte merita Thomas Quasthoff, cui è affidato il personaggio di Don Fernando. La sua sorprendente e scioccante presenza scenica (il baritono è alto meno di metro ed è senza braccia) viene svelata d'improvviso dall'aprirsi del coro dei prigionieri. Un colpo di teatro studiato ad arte dal regista Nikolaus Lehnhoff, già assistente di Karajan nella storica Valchiria salisburghese, che qui firma uno spettacolo elegante e essenziale, conseguente con l'impostazione di Rattle. Equilibri fra luci e grigi, abbaglianti squarci di scale che si aprono scivolando su piani inclinati. Riuscitissimo l'ammasso di corpi dei detenuti che spuntano dal buio, scalzi e con calze trasparenti sul volto: sarà soltanto dopo le parole di Don Fernando che si leveranno i veli riaquistando la loro identità. Florestano invece porta una camicia di forza, con una lunga manica a far da catena. Un mondo reclusi ed emarginati. Il successo è stato festoso, ma non travolgente quanto registrato durante gli ultimi anni del Festival, con qualche dissenso per il regista e applausi insistiti per Angela Denoke e Quasthoff.

Interpreti: Quasthoff, Held, Villars, Denoke, Polgár, Banse, Trost

Regia: Nikolaus Lehnhoff

Scene: Bauer

Orchestra: Berliner Philharmoniker

Direttore: Simon Rattle

Coro: Arnold Schönberg Chor

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo