Omaggio a Cathy
Concerto di Ljuba Bergamelli a Firenze
Ljuba Bergamelli alla Galleria Frittelli, essenziale e fascinoso spazio underground – figurativamente e letteralmente - in quel di Novoli, a Firenze. Soprano affermata e dedita al repertorio storico contemporaneo e di ricerca, Ljuba ha un palmarès di collaborazioni con compositori e interpreti di spicco, alcuni dei quali autori dei brani in programma. Il titolo, con due parole, molto diceva: “A Cathy”, dove chiunque abbia frequentato la contemporaneità non solo vocale, ri-conosce Cathy Berberian come musa ispiratrice di un rivolgimento e una rivoluzione che apre la voce al teatro e, diremmo, contribuisce a fare della voce un (gran) teatro.
Programma accorto nella successione, 4 brani dell’avanguardia “storica” novecentesca, a cornice. In esergo Morton Feldman, Only for voice solo (1976) e John Cage, Solo for voice I (1958), predisponevano a un ascolto meditativo e a un’attenzione non analitica ma fusionale, emotiva. Facilitava un corpo vocale lucente e politissimo che giungeva all’inizio, e teatralmente, da spazi attigui, a scena vuota. L’explicit con Luciano Berio, Sequenza III (1965), e Cathy Berberian, Stripsody (1966), a delimitare altri quattro brani scritti nel nuovo secolo da compositori già noti e affermati che alla tradizione delle avanguardie guardano con rispetto, per aderirvi o distanziarsene, senza mai prescinderne. Pasquale Corrado, Com a Tua Voz (2011), elabora e inventa sapientemente sopra le note del famoso fado portoghese, Alessandro Solbiati, To Whom? (2009), maestro di due dei compositori in programma, del teatro sente necessità, trasformando il suo brano melismatico in un’azione scenica dove la cantattrice consegna al pubblico cartoncini con frasi poetiche (mi è toccata Anna Achmatova), Georges Aperghis, compositore dedito al teatro sperimentale (destinatario del primo premio intitolato a Mauricio Kagel) nel suo PUB 2“ (2000), delizioso divertissement dove si applicano tecniche miste, parlato, soffi, glissandi, melodie frammentate in sillabato velocissimo, a un testo preso dalle istruzioni di un detersivo: “…passa un panno umido per rimuovere, ecco la formula per il calcare, lascia agire sulla superficie disinfettata…” forse un’ombra di Eric Satie? In Bestiaire Remix (2013) Vittorio Montalti ha mano sicura, ascendenze francesi (Ravel, Poulenc) rivissute da figure e invenzioni di stampo minimalistico, onomatopeico, in brevi ostinati, con un di più - “remix” - appunto, di graffiante ironia, e dove la voce della Bergamelli ci è sembrata a suo perfetto agio. Altro brano in lista, prima del funambolico exit, era il classico La Musique (2007) di Elliott Carter, che nato nel 1908 sarebbe il grande vecchio fra questi compositori - anche più di Cage che era del ’12 – ma qui presentato in un brano finale della sua amplissima produzione (morì a 104 anni nel 2012). La Musique è un omaggio a una delle Fleurs du Mal di Baudelaire, eseguito anch’esso alla lontana, evocativo e intenso.
Non ci resta che parlare del finale, Sequenza III e Stripsody, un timbro ai territori attraverso cui la brava Ljuba ci ha condotti, e d’altronde la dedica e il titolo parlavano chiaro, a ricordarci che è da lì, da questa eruzione di strepitosa energia che nasceva una nuova lingua vocale, e poiché gli strumentisti hanno uno strumento mentre i cantati sono uno strumento, questa rinascita non poteva che trasformare in profondità il comunicare, cantare, rappresentare, essere teatro-voce.
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