Mozart ammiccante per Abbado e Raimondi

La ripresa di "Così fan tutte" diretta da Abbado con la regia di Martone offre parecchie novità.

Recensione
classica
Teatro Comunale Ferrara
Wolfgang Amadeus Mozart
17 Febbraio 2004
Mai fidarsi della ripresa di un'opera se di mezzo ci sono Abbado e Martone. "Così fan tutte", già in scena a Ferrara nel febbraio del 2000, ieri sera di sorprese ne ha date tante. Prima, la presenza, nei panni di Don Alfonso, di Ruggero Raimondi che ha ristabilito la canonica differenza d'età coi due sprovveduti (quattro anni fa Andrea Concetti in questo ruolo, che riprenderà domani, era loro coetaneo) e con una forte carica di cinismo luciferino. Nell'intenzione del regista, ma in realtà poco evidente, Don Alfonso sarebbe un Don Giovanni appena tornato dall'inferno, anche se il pezzo di pietra lavica che maneggia non basta a identificarlo. Se mai a svelarne la natura è il suo gesto di toccare il sedere di Dorabella addormentata, un tic non dimenticato nemmeno nell'aldilà, quando, chiede, "Sarò anch'io de' convitati?". Comunque Raimondi amministra con grande maestria il personaggio, sopperendo così alla mancanza di vigore vocale. A lui è anche affidata la trovata all'apertura del secondo atto, prima che attacchi l'opera. Seduto a un tavolino nel palco di proscenio a mangiare spaghetti, riceve il saluto di Abbado, che entra in palcoscenico con gli altri cantanti prima di scendere in buca, e lo invita ad accomodarsi con lui. Del cast originale del 2000 primeggiano Anna Caterina Antonacci (Dorabella) di gran fascino e autorevolezza, l'aria "Smanie implacabili" ne ha fornito un saggio formidabile, e Daniela Mazzuccato che ormai è diventata una Despina assoluta. Disinvolto e corretto Nicola Ulivieri (Guglielmo), mentre Charles Workman (Ferrando) è parso parecchio legnoso. Nuova invece la Fiordiligi di Rachel Harnisch, che difetta un po' di pronuncia e ha lasciato spesso a desiderare: l'aria "Come scoglio immoto resta" le è riuscita parecchio faticosa. A riscattare queste veniali imperfezioni è stato naturalmente Claudio Abbado con la sua Mahler Chamber, sonorità luminose, trasparenti hanno fatto levitare frasi strumentali abitualmente velate e inuditi contrappunti. Davvero una meraviglia, alla quale difficilmente ci si abitua. Nel complesso lo spettacolo ha conservato lo smalto originario, pur rimanendo volutamente un po' algido, quasi a tenere fuori dalla porta la forte carica di erotismo (a eccezione dell' Antonacci) per configurarsi come teorema illuministico. Al termine grandi ovazioni, come sempre meritano le rare apparizioni di Abbado in Italia.

Interpreti: Rachel Harnisch / Eteri Gvazava, Anna Caterina Antonacci / Stella Doufexis, Daniela Mazzucato / Cinzia Forte, Charles Workman / Saimir Pirgu, Nicola Ulivieri / Markus Werba, Ruggero Raimondi / Andrea Concetti

Regia: Mario Martone

Scene: Sergio Tramonti

Costumi: Vera Marzot

Orchestra: Mahler Chamber Orchestra

Direttore: Claudio Abbado

Coro: Athestis Corus

Maestro Coro: Filippo Maria Bressan

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