Meglio Stalin che Vertov secondo Nyman

Il RomaEuropa Festival ha proposto, nell'ambito di una personale dedicata a Michael Nyman, una prima assoluta del compositore inglese (le musiche di accompagnamento del celebre film del 1929 di Vertov, "The man with the movie camera") oltre ad estratti di una sua recente opera multimediale, "The commissar vanishes", tratta da un libro di D. King sulle falsificazioni delle immagini nel regime stalinista. Quest'ultimo lavoro, nella congruenza progettuale ed espressiva tra immagini e musica, ha convinto molto più che l'ampia e ambiziosa novità.

Recensione
classica
Roma Europa Roma
Michael Nyman
05 Ottobre 2001
I compositori appartenenti alla linea più pop e/o tonale del minimalismo storico hanno sempre avuto una certa propensione per progetti che implichino materiali visivi: forse per una vocazione intrinseca, o più probabilmente per le possibilità di addivenire ad una relazione sperimentale tra musica e immagini, nonché di elaborare una particolare dimensione spettacolare che faccia le parti, in autori che vi sono costituzionalmente poco portati, di un teatro musicale. Nell'ambito della personale che il RomaEuropa Festival 2001 ha dedicato a Michael Nyman, uno degli appuntamenti era appunto dedicato a due lavori di questo taglio del compositore e performer inglese: due brevi estratti dell'opera multimediale "The commissar vanishes", commissionata a Nyman nel 1999 dal Barbican Centre di Londra e dal Warwicks Arts Centre, ed una prima assoluta, la sonorizzazione dal vivo del celebre film di montaggio di Vertov "L'uomo con la macchina da presa" (1929). Diciamo subito che l'operazione più convincente è sembrata la prima, salvo il verificarla nella sua intera durata originale: "The commissar vanishes" si basa sull'omonimo libro di David King, che prende in esame la falsificazione della fotografia e dell'arte durante il regime stalinista; la manipolazione e la corrosione dell'integrità dell'essere umano era già stato un tema dell'opera di Nyman, e in 'The man who mistook his wife for a hat' aveva assunto le forme drammaturgiche di una vera e propria malattia. Da un morbo sinistro sembrano anche qui infette le scarne e dure (nella loro impolitezza) immagini preparate da Christopher Kondek: volti e nomi dell'Unione Sovietica - intellettuali, politici, forse semplici cittadini - sono corrosi, mangiati, anneriti da un'oscura peste di cui risalta tragicamente la natura politica e ideologica, e che risparmia solamente le immagini degli eletti, primo fra tutti il dittatore. Alla crudezza visiva di questo annullamento della persona, ha tenuto bene dietro la musica costruita da Nyman col suo sound più grintoso, e con materiali armonici di gradiente dissonante non eccezionale, ma neanche nullo, nonché con iterazioni melodiche perlopiù dispari e spesso sfasate tra gli strumenti, i quali si opponevano secondo un piano timbricamente contrastivo. Se anche l'iteratività delle immagini costituiva qui un elemento di congruità, l'operazione imbastita attorno a "The man with the movie camera" è invece apparsa insieme più ambiziosa e meno calzante: il bel film di Vertov, pur con tutte le sue "figure retoriche", è stato senz'altro termine di confronto ben più arduo e articolato, col quale Nyman ha cercato di interagire sia organizzando autentici ritorni tematici a distanza, sia variando vieppiù la superficie stilistica degli episodi musicali. Così facendo, ha però finito col pescare spesso nelle sacche più simmetriche, scontate, quasi sentimentali, della sua invenzione, e questo - soprattutto combinato a determinate sequenze vertoviane, come quella dei montaggi alternati vita/morte - ha causato autentici scivoloni espressivi. Anche la strutturazione degli episodi musicali sulle immagini non è apparsa sempre chiara: si è intuita una corrispondenza con le sequenze filmiche, senza però una vera sincronizzazione (gli spostamenti in avanti iniziali, rispetto alle sequenze, nel cambio di episodio musicale, a cosa erano dovuti?) o un elastico, sperimentale confrontarsi tra i due domini d'espressione. Detto dunque di un lavoro probabilmente ancora da rodare, il pubblico - numeroso ma non al punto da riempire completamente il Teatro Argentina - ha alla fine applaudito l'impegnativo (anche in termini di durata) cimento, soddisfatto anche della prova della Michael Nyman Band: un ensemble ormai ampiamente rodato sulle specifiche musicali del suo eponimo, che ha avuto solo qualche problema di "messa in moto" e di tenuta nell'intonazione.

Note: nel corso della serata sarà proiettato in prima mondiale il film "Man with the Movie Camera" di Dziga Vertov (Urss, 1929)

Interpreti: Michael Nyman Band Video: Christopher Kondek

Orchestra: Ensemble Michael Nyman Band (pianoforte Michael Nyman, violino Alex Balanescu, Gabrielle Lester, viola Catherine Musker, violoncello Anthony Hinnigan, basso Martin Elliott, soprano/alto sassofono Davi

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