Magico Kiarostami per Così fan tutte a Aix

La regia di Kiarostami salva una edizione deludente di Così fan tutte al Festival di Aix en Provence

Recensione
classica
Festival d'Aix en Provence
Wolfgang Amadeus Mozart
04 Luglio 2008
Abbas Kiarostami è alla prima esperienza di regista lirico e, per sua stessa ammissione, di spettatore (conosce le opere sono per disco). Come non bastasse a metà pomeriggio gli viene annunciato che il tenore sta male e sarà sostituito (da Pavol Breslik, ottimo Ferrando). Ci sarebbe di che far tremare le vene e i polsi, eppure lo spettacolo va in porto e con una messa in scena di gran fascino. Kiarostami trasforma il fondale in schermo cinematografico a macchina fissa, dove all’inizio appare un ipotetico “Caffè da Amadeo”, color seppia, coi tavolini per strada e alcuni avventori in abiti di oggi a spiare i modi della scommessa sulla fede delle femmine. Poi il fondale si trasforma in una marina con promontorio e una vela in lento avvicinamento (pare quasi che Kiarostami si diverta a sospendere il tempo), finché attraccherà per portar via i falsi coscritti. Oltre alla casa delle due ragazze, con l’acciottolato e le piastrelle colorate, tipiche del Mediterraneo orientale, sono proprio il Mediterraneo e la brezza marina le costanti dello spettacolo: perfino i fiori nei vasi sulla scena reale, perfino il vero bucato appeso da Despina (Judith van Wanroj, di scarsa agilità e dall’italiano incomprensibile) sono mossi dal vento. La scena finale poi è quasi magica, sul fondale appare l’orchestra che suona in un foyer col direttore di spalle, eppure visibile anche di fronte grazie a uno specchio. Quando il direttore si gira a ringraziare il pubblico, ecco che per incanto è quello in carne e ossa a uscire dallo schermo e a raggiungere i cantanti in proscenio. Nella realtà tuttavia, Christophe Rousset, sul podio della Camerata Salzburg, non dà una interpretazione memorabile. Lo stesso organico risulta bolso e poco malleabile. L’esito musicale di questa edizione di Così fan tutte è insomma soporifero, basti dire che “Soave sia il vento” viene letteralmente buttata via. Se son da salvare alcuni momenti è per merito di Ferrando (un miracolo per come Breslik si sia adattato alla scena in poche ore) e Fiordiligi (la brava e disinvolta Sofia Soloviy), bene ma di livello leggermente inferiore gli avvenenti Janja Vuletic (Dorabella) e Edwin Crossley-Mercer (Guglielmo). Mentre il Don Alfonso di William Shimell non va oltre a un cantar colloquiale. Calorosa l’accoglienza a fine spettacolo riservata a tutti gli artisti, specie a un sorridente Kiarostami coi perenni occhiali da sole sul naso. Stefano Jacini

Note: attenzione Ferrando cambiato

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