Ma c'è ancora chi crede ai falsettisti per l'opera?

L'inaugurazione della stagione veneziana offre nel "Crociato in Egitto" il vertice della produzione italiana di Meyerbeer: un appuntamento molto atteso da studiosi e melomani curiosi, ma che pare lasciare perplesso il pubblico generico, anche per colpa di una scelta vocale ingiustificata nel ruolo protagonistico sia storicamente sia, alla prova dei fatti, artisticamente.

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Giacomo Meyerbeer
14 Gennaio 2007
Approda alla Fenice quel "Crociato in Egitto" annullato lo scorso anno per i tagli finanziari. Prima rappresentazione moderna nel teatro che tenne a battesimo l'opera (1824). Spettacolo solido, con esiti artistici non d'eccezione ma assai omogeneo sui vari fronti, vocalmente in crescita nel corso della serata. Svetta Patrizia Ciofi in una parte che l'impegna a tutto tondo, dal canto patetico all'ipervirtuosimo. Convince Laura Polverelli, artista di grande professionalità. Mostra doti interessanti Fernando Portari, dotato di voce tenorile piena e sicura. Chi manca è il protagonista: credere che i falsettisti siano l'equivalente moderno dei castrati è un profondo errore, e benché Michael Maniaci non sia certo fra i peggiori uditi negli ultimi decenni, come tutti i falsettisti è stimbrato nelle note gravi, strilla quelle acute e manca di spessore al centro; e se raggiunge qualche buon momento nei passi patetici, si rende inverosimile in quelli eroici, restando poi soffocato dai colleghi nei pezzi d'assieme. Allestimento di Pier Luigi Pizzi senza sfarzo, quasi spoglio, discretissimo: un importante segnale per chi ritiene che la regia debba necessariamente gravare in modo preponderante sul budget di una produzione operistica. Inevitabili i tagli, numerosi ma intelligenti, dopo i quali il solo primo atto continua comunque a rasentare le due ore di musica, tenute saldamente in pugno dalla bacchetta energica e decisa di Emmanuel Villaume, sotto la cui direzione orchestra e coro danno il meglio. Pubblico assolutamente non reattivo agli stimoli d'una partitura elegante ma non facile da assimilare, priva di motivi melodici accattivanti, frutto di uno sperimentalismo che lo spettatore medio non è più in grado di cogliere come tale dopo due secoli di ben altri azzardi musicali.

Note: ARMANDO: Michael Maniaci (e non l'annunciato Florin Cesar Ouato)

Interpreti: Palmide: Patrizia Ciofi e Mariola Cantarero; Aladino: Marco Vinco e Federico Sacchi; Felicia: Laura Polverelli e Tiziana Carraro; Adriano di Monfort: Fernando Portari e Ricardo Bernal; Osmino: Iorio Zennaro; Alma: Silvia Pasini; Armando d'Orville: Michael Maniaci e Florin Cezar Ouatu

Regia: Pier Luigi Pizzi

Scene: Pier Luigi Pizzi

Costumi: Pier Luigi Pizzi

Orchestra: Orchestradel Teatro La Fenice

Direttore: Emmanuel Villaume

Coro: Coro del Teatro La Fenice

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