Luisi per uno splendido Strauss

Il direttore genovese Fabio Luisi è stato il grande protagonista al Carlo Felice dell'opera di Strauss, "Der Rosenkavalier". Eccellente il cast e spigliata la regia di Pier Luigi Pizzi ripresa da Massimo Gasparon.

Recensione
classica
Teatro Carlo Felice Genova
Richard Strauss
09 Febbraio 2008
Torna nella sua città, dopo anni di lontananza il genovese Fabio Luisi. E lo fa con una partitura a lui particolarmente cara, "Der Rosenkavalier" che Strauss propose per la prima volta nel 1911 nel Teatro di Dresda dove attualmente lo stesso Luisi ricopre il prestigioso incarico di direttore principale. Una bella edizione davvero, quella vista al Carlo Felice. L'allestimento era lo stesso applaudito una decina d'anni fa con la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi (la regia era ripresa da Massimo Gasparon). Pizzi ha immaginato un'ambientazione elegante, di ampio respiro, ben inserita negli spazi generosi del palcoscenico genovese. Se un appunto si può fare, riguarda forse le eccessive "aperture" sceniche che hanno causato qualche dispersione di suono, avvertibile soprattutto nel primo atto in cui non sempre le voci hanno "bucato" la poderosa massa orchestrale. Bella e spigliata, comunque, la parte visiva dello spettacolo e splendida quella musicale. Luisi, direttore dalla indubbia intelligenza interpretativa e dalla efficace gestualità, ha saputo calibrare brillantezza e lirismo. "Der Rosenkavalier" è una partitura traboccante di musica, fluente, piena. Cantano tutti, dalle voci ai singoli strumenti. C'è, qua e là, la sensualità di "Salome" (si avvertono persino riferimenti tematici), ma c'è soprattutto la nostalgia di un passato ormai finito che suggerisce il valzer, la pagina più celebre dell'opera, ispirato a Josef Strauss. Luisi ha lavorato sulle dinamiche, ha dato slancio e respiro alle frasi, ha garantito equilibrio e pienezza di accenti. Eccellente il cast: Solveig Kringelborn, una marescialla di bellissime qualità, Kristine Jepson, Octavian, Patrizia Ciofi, Sophie e Gunther Missenhardt, il barone Ochs. Applausi convinti.

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