Lombardi pacifisti

Prima opera del Festival verdi 2003, questi "Lombardi" hanno vissuto le proprie vicende all'ombra del Muro del Pianto, ribadendo a più riprese – grazie alla peraltro efficace lettura del regista Lamberto Puggelli – che la guerra è una brutta cosa. Tra le proiezioni scenografiche realizzate su di un palcoscenico libero da inutili orpelli, hanno raccolto gli applausi, tra gli altri, Michele Pertusi, Alessandra Rezza e Vincenzo La Scola. Vigorosa la direzione di Renato Palumbo. Rinato entusiasmo del Teatro Regio di Parma

Recensione
classica
Fondazione Teatro Regio di Parma Parma
Giuseppe Verdi
17 Maggio 2003
Come qualsiasi altra opera "I Lombardi alla prima Crociata" possono essere messi in scena in mille modi diversi. Un'ovvietà, questa, che assume nondimeno un qualche margine di approfondimento nel caso particolare che rappresenta, oggi, la vicenda narrata dall'opera verdiana. Nelle note di regia per questo nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma – prima opera nel cartellone del Festival Verdi 2003 – Lamberto Puggelli sottolinea come si tratti di "un testo che parla di uomini che uccidono uomini a Gerusalemme!" Attualissimo già in partenza, dunque. In quest'ottica il regista fa scorrere i quattro atti all'ombra del Muro del Pianto, un grande fondale che incombe sulla scena e sulla vicenda, per aprirsi alla fine su una vista luminosa della Città Santa. Per il resto pochissimi ma efficaci elementi in un palcoscenico sgombro, a partire dalle nebbie lombarde del primo atto. Un impianto in cui le ambientazioni venivano rievocate dalle accurate scenografie di Paolo Bregni proiettate sul grande muro di fondo. Rappresentazioni pittoriche di vari luoghi che, in occasione dei momenti di maggior riferimeto guerresco, riportavano immagini dei conflitti attuali, alternate a "Guernica" di Picasso. Riferimenti, questi, che rappresentano un chiaro monito pacifista il quale, unito al contenuto di fondo già sottolineato e alla frequenza con cui viene riproposto, risulta a tratti un poco ridondante. In linea con questa impostazione anche la caratterizzazione dei personaggi, a partire da una Giselda posta, per esempio, in proscenio ad assistere alle vicende del primo atto, separata dal resto del palcosenico da un sipario trasparente. Questa protagonista è stata interpretata con grande partecipazione da Alessandra Rezza – chiamata a sostituire una Mariella Devia infortunata – sulla scorta di doti vocali di sicuro rilievo, che hanno ben tenuto il personaggio, almeno fino alle tessiture più acute, dove la resa timbrica non lasciava spazio a troppe sfumature. Tra gli altri interpreti, Michele Pertusi ha dato corpo a un Pagano/Eremita ottimamente tratteggiato, vocalmente sempre espressivo, ottenendo dal folto publico alla fine una specie di trionfo: vero è che Pertusi qui a Parma canta "in casa", ma lo fa bene e quindi onore al merito. Oronte era qui interpretato da Vincenzo La Scola che lo ha restituito in maniera non più che appropriata. Da ricordare inoltre Enrico Giuseppe Iori, efficace nel ruolo di Pirro. Compatta la direzione di Renato Palumbo, segnata soprattutto dal piglio deciso con il quale il direttore ha condotto l'Orchestra del Teatro Regio in questa partitura, una caratteristica marcata ma univoca nel far trasparire questo Verdi "prima maniera". Bene il coro preparato da Martino Faggiani. Alla fine festa per tutti, con tanto di lancio di fiori e un entusiasmo che, in questo teatro, da qualche tempo non si registrava più.

Note: NUOVA PRODUZIONE - ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE TEATRO REGIO DI PARMA

Interpreti: Arvino ROSARIO LA SPINA; Pagano (poi Eremita) MICHELE PERTUSI; Giselda ALESSANDRA REZZA; Oronte VINCENZO LA SCOLA; Pirro ENRICO GIUSEPPE IORI; Priore di Milano GIOVANNI MAINI; Viclinda TIZIANA BELLAVISTA; Acciano MARCO DEMOCRATICO; Sofia MADDALENA CALDERONI

Regia: LAMBERTO PUGGELLI

Scene: PAOLO BREGNI

Costumi: SANTUZZA CALÌ

Coreografo: Movimenti mimici MARCO MERLINI

Orchestra: ORCHESTRA DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Direttore: RENATO PALUMBO

Coro: CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro Coro: MARTINO FAGGIANI

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