A Liegi, il dittico Mese Mariano – Suor Angelica

Oksana Lyniv sul podio per Puccini e Giordano

Suor Angelica
Suor Angelica
Recensione
classica
Opéra Royal Wallonie-Liège
Mese Mariano – Suor Angelica
26 Gennaio 2022 - 06 Febbraio 2022

Scene e regia che suscitano qualche dubbio, ma grande interpretazione delle protagoniste. Di tutte donne, o quasi, il cast che ha proposto insieme l’atto unico di Umberto Giordano del 1910 e quello di Giacomo Puccini del 1918. Nei ruoli principali, due cantanti che non hanno bisogno di presentazioni: Serena Farnocchia, nel ruolo sia di Carmela che di Suor Angelica, due donne che vivono lo stesso dramma, separate dal loro bambino perché illegittimo; Violeta Urmana in quello della Madre Superiora e della Principessa, due personaggi invece dal carattere opposto, empatica la prima, senza cuore la seconda. La regia, molto tradizionale, è della giovane Lara Sansone, figlia d’arte, al suo debutto in una messa in scena d’opera; sul podio invece la famosa Oksana Lyniv che, come si sa, dopo essere stata la prima donna a dirigere al Festival di Bayreuth, è stata da poco anche la prima donna ad essere nominata direttore musicale di un teatro d’opera italiano, quello di Bologna. Aspettative alte quindi per un dittico che ha consentito alla Farnocchia di rappresentare due modi diversi di vivere la stessa tragedia: il modo più semplice, più modesto, della povera Carmela di Giordano; la maniera anche musicalmente più estrema ed esaltata, che porta al suicidio, della Suor Angelica di Puccini. Anche la Urmana ha mostrato di sapere ben interpretare da una parte una Madre Superiore così commossa e travagliata interiormente da non riuscire a dire a Carmela la verità sulla morte del figlio, dall’altra una Principessa dura e inflessibile, ruolo questo che le riesce anche meglio del primo.

La prima impressione però non è esaltante perché l’avere usato una parte delle scene del successivo convento toscano anche per il primo atto toglie un po’ il gusto di Napoli del lavoro verista di Giordano, a tratti pure musicalmente spagnoleggiante, e la delusione è ancora maggiore sapendo che la regista Lara Sansone è proprio napoletana. La vicenda si avvia lenta e un po’ finta, con l’orchestra precisa e forte che sovrasta le voci e il coro di bambini. Tutto cambia con l’entrata in scena della Farnocchia che riesce subito a dare verità al personaggio di Carmela e ad emozionare affermandosi subito come la grande interprete che è, dando un senso, delicatamente ma intensamente drammatico, alla breve opera. E dal suo ingresso anche voci e orchestra cominciano ad essere sempre più ben integrati e godibili. Una Farnocchia che è ancora più liricamente drammatica dopo l’intervallo, con acuti che trasmettono in pieno tutta la disperazione estrema di Suor Angelica che arriva ad uccidersi per raggiungere il figlio in Cielo. La Urmana poi qui si rivela una Zia Principessa davvero di lusso, di grande presenza scenica, intensamente controllata e autorevole. E brave anche le tante artiste che interpretano le diverse suore. Scene e costumi  sono pure di due donne, rispettivamente Francesca Mercurio e Teresa Acone. Le scene dell’atto pucciniano sono suggestive, anche se con qualche movimento di colonne di troppo, ma infine contribuiscono pure al successo complessivo del dittico. Gli abiti rispecchiano l’epoca originale delle due vicende senza mai sembrare vecchi e noiosi, si fanno ammirare in particolare quello della Principessa e della Madonna, e sono visibilmente di ottima fattura a conferma dell’altissimo livello dell’Atelier dell’Opera di Liegi. Efficaci e in Suor Angelica a tratti anche affascinanti, infine, le luci di Luigi della Monica.

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