L'enigmatica Valchiria di Nekrosius

Una lettura densa e interessante quella proposta da Nekrosius per questa Valchiria "made in Lituania" e offerta in esclusiva dal Ravenna Festival. Scene oscure e complesse, a far da sfondo a cantanti efficacemente recitanti e solidi protagonisti di una maratona musicale ben diretta nel complesso da Kaspszyk. Il pubblico non esauriva il teatro, ma ha salutato con calore tutti gli artisti impegnati.

Recensione
classica
Ravenna Festival Ravenna
Richard Wagner
13 Luglio 2007
Una lettura densa e interessante quella proposta da Eimuntas Nekrosius per questa Valchiria "made in Lituania" e offerta in esclusiva dal Ravenna Festival. Le scene – di Marius Nekrosius – hanno riempito il palcoscenico di simboli e rimandi che, nel corso dello sviluppo di questa prima giornata del "Ring", si sono alternati, affiancati e sovrapposti, ora seguendo la vicenda da vicino, ora evocando riferimenti più astratti: tronchi d'albero, incombenti pietre triangolari sospese – a "grappolo" nel primo atto, a "pioggia" nei successivi – fino ad arrivare alle colombe lanciate alla fine da Brunnhilde e Wotan, nel corso del loro lungo addio. Il tutto immerso in un uso delle luci – curate da Levas Kleinas – che, pur nelle variazioni cromatiche, contribuivano a evidenziare un clima cupo e denso. In questo quadro si sono mossi i personaggi, valorizzati da una palese cura della recitazione, efficace nel far dialogare i corpi assieme alle voci. Una piacevole sorpresa è stata offerta dal dato musicale, gestito con salda essenzialità da Jacek Kaspszyk alla guida di una Orchestra del Teatro Nazionale Lituano tutto sommato omogenea, e di una compagine vocale che, nel complesso, ha retto la maratona con un impegno più che apprezzabile. Tra gli interpreti impegnati è da citare innanzitutto la Sieglinde di Sandra Janusaite, dalla voce sempre presente e capace di infondere nella sua interpretazione sottigliezze ben calibrate. Adeguati in generale il Siegmund di John Keyes e la Brunnhilde di Nomeda Kazlaus, mentre lo svedese Anders Lorentzson ha dato corpo a un Wotan con qualche comprensibile affaticamento ma sempre espressivamente efficace e ben coerente con il personaggio. Per tutta la compagnia convinti applausi finali da un pubblico caloroso ma che non esauriva il teatro.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo