"Le roi" di Chabrier incoronato a Lione

La squisita partitura di Chabrier finalmente sul palcoscenico. Una produzione eccezionale firmata Laurent Pelly e Evelino Pidò

Recensione
classica
Opéra de Lyon Lione
Emmanuel Chabrier
04 Marzo 2005
Più conosciuto per la sua omosessualità e per la sua passione per il bilboquet, il re di Francia Henri III fu anche per un anno re di Polonia. Suo malgrado. L'esilarante storia di "Le roi malgré lui", opéra-comique di Chabrier (1887, racconta come quel re riuscì a sfuggire al trono raggiungendo una cospirazione di nobili polacchi destinata a destituire il re straniero. Ma le cose si complicano quando la fronda decide all'improvviso di assassinare Henri. All'origine, tale storia fu concepita come parodia degli "Huguenots" di Meyerbeer (1836) ma, a sentire la musica di Chabrier, così raffinata e sapiente, uno si rende conto che si tratta in realtà di un omaggio alla scuola francese : Meyerbeer, nel corale variato del giuramento "Par l'Évangile et Notre-Dame", la musica modale del Rinascimento (canzoni "francesi" di Nangis e del re) che, a tratti, sembra anticipare il linguaggio armonico di Ravel. La totale riuscita dello spettacolo riposa sull'ideale fusione tra i nuovi dialoghi di Agathe Mélinand, la regia di Pelly e la direzione di Pidò. Pelly ha scelto l'ambivalenza tra satira e omaggio: i momenti drammatici, lirici, comici, si alternano senza tregua, grazie a rapidi cambiamenti di tele dipinte su un palcoscenico quasi vuoto. Nei momenti più commoventi, come il duetto di Alexina e Henri oppure il grande finale II, Pelly non si priva di aggiungere qualche piccolo incidente scenico, per rovesciare il sublime in ridicolo. Allegro e generoso nell'accompagnamento del canto, Pidò restituisce magistralmente l'inconsueta complessità del triplo coro "La garde fidèle" o del fugato "Voici mon nom". Il cast, tutto francese, è eccellente: i cantanti si rivelano attori consumati e si prestano meravigliosamente al passaggio continuo dal canto alla recitazione. Si distinguono particolarmente Yann Beuron (Nangis) per la sua eleganza, Laurent Naouri (Fritelli) per il suo machiavellismo e la deliziosa Magali Léger (Minka), che sembra scappata da una sfilata di moda. L'evento dell'anno? Molto di più: una delle migliori produzioni comiche degl'ultimi dieci anni. Resta da sperare che un dvd venga inciso per immortalare una produzione così eccezionale.

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