Le nozze di Figaro al Palais Garnier

L’allestimento orininale di Netia Jones omaggia il Palazzo, musica ben diretta da Antonello Manacorda.

AT

18 novembre 2025 • 4 minuti di lettura

Le nozze di Figaro (Foto Franck Ferville / OnP)
Le nozze di Figaro (Foto Franck Ferville / OnP)

Opéra di Parigi Palais Garnier

Le nozze di Figaro

15/11/2025 - 27/12/2025

Al culmine delle celebrazioni dei 150 anni di Palais Garnier, che è stato inaugurato il 5 gennaio 1875, con una mostra in corso e due giornate di studio previste a fine novembre, l’Opéra de Paris ha riproposto Le nozze di Figaro di Mozart con la regia di Netia Jones, allestimento creato nel 2022 che ambienta l’opera proprio nel Palais Garnier dove si sta mettendo in scena il capolavoro di Mozart-Da Ponte. Uno sguardo dietro le quinte che attualizza l’opera, mescolando costumi settecenteschi ed odierni, uno splendido omaggio alla bellezza del Palazzo e anche al suo essere diventato nel tempo anche un Tempio della Danza, ma anche un’occasione di riflessione sui rapporti di potere e sul problema delle molestie anche in ambito teatrale, con il Conte di Almaviva che qui è il manager che non solo ci prova con Susanna ma anche con le ballerine. Una produzione deliziosa a vedersi e che è ottimamente servita dalla bacchetta di Antonello Manacorda mentre le voci, pur di cantanti di primo piano, non soddisfano tutte in pieno i rispettivi ruoli e c’è un diffuso problema di pronuncia italiana per cui si cantano le note ma le parole non sono chiare e comprensibili. Il bravo soprano di coloratura Sabine Devieilhe canta così Susanna, con la sua bella voce sottile e luminosa, deliziosa, ma senza riuscire veramente ad imporsi nell’intreccio; il baritono basso canadese Gordon Bintner ha indubbiamente un bel timbro e voce potente, ma non sembra ancora pienamente a suo agio nella parte di Figaro perché spesso rallenta oppure spinge per arrivare a cantare le note più acute. Strepitoso invece il Cherubino del mezzosoprano franco-italiano Lea Desandre, voce ben proiettata, forte e chiara quanto agile, con ottima tecnica, perfetta anche nell’interpretazione di un ragazzaccio d’oggi in tuta da ginnastica rossa che poi sarà travestito in ballerina in tutù e coinvolto nel balletto. Brava anche il soprano tedesco Hanna-Elisabeth Müller, una Contessa di Almaviva elegante, che gioca a fare la diva della produzione con i fotografi che la seguono, dalla voce morbida e melodiosa, ricca di sfumature, molto ben riuscita la sua famosa, dolente aria Dove sono i bei momenti. Il baritono Christian Gerhaher interpreta poi con sufficienza il Conte di Almaviva, ma ben rendendo il personaggio del marito geloso ma senza scrupoli ad importunare le giovani. Non manca nella nuova drammaturgia una protesta sindacale contro le molestie. Nel complesso il gioco funziona e diverte, trasportato in velocità dal ritmo impresso sin dalle prime battute dal maestro Manacorda che all’inizio sembra quasi rivaleggiare con il tempo che corre rapidissimo nei centesimi di secondo dei monitor di scena proiettati sulle quinte. La partitura di Mozart risulta con Manacorda ricca di dinamiche e colori, ben alternando tempi forsennati a tempi languidi, dando spazio, attenzione e guida sicura ai cantanti protagonisti ed al coro ben istruito dal maestro Alessandro Di Stefano. La Jones, che firma non solo la regia ma anche scenografie, costumi e video, cura con altrettanta precisione tutti i personaggi. Tra i costumi, assai riuscita in particolare la giacca settecentesca che indossa il Conte d’Almaviva con coda da gallo cedrone ed è tra le più divertenti la scena con Susanna che durante la prova d’abito lo punzecchia con gli spilli. Ben riusciti anche il personaggio di Marcellina, qui una funzionaria del teatro, del mezzosoprano Monica Bacelli e il maestro di piano Don Basilio del tenore Leonardo Cortellazzi che qui vediamo pure coperto appena con un asciugamano, dopo una doccia; convince meno Bartolo del basso americano James Creswell che non riesce ad essere incisivo nell’aria della vendetta nel primo atto, ma poi migliora nel finale. Meritano una citazione anche il Don Curzio di Nicholas Jones , la Barbarina di Ilanah Lobel-Torres , qui vestita da ballerina, e il burbero Antonio di Franck Leguérinel. Il grande protagonista della scena è senza dubbio lo stesso Palais Garnier, riproposto con tutta la magnificenza degli ori del suo Grand Foyer e della sua scalinata d’accesso, con i suoi camerini dalle grandi finestre da cui si ammira Parigi, in particolare le facciate dei palazzi di fronte al teatro illuminate con belle luci di giorno, le luci sono di Lucy Carter. Poi c’è pure protagonista il corpo di ballo, che caratterizza in modo unico quest’allestimento e che si presta al gioco con ironia nelle coreografie di Sophie Laplane. Ma si vedono sfilare, nei diversi momenti ed in maniera naturale, molto realistico, tutti i mestieri del dietro le quinte di un teatro d’opera d’oggi. Nelle ultime rappresentazioni di dicembre i ruoli principali saranno affidati a giovani cantanti di talento del vivaio dell’Opéra de Paris.