Le età di Emilia Marty

A Firenze L’affare Makropulos con Angela Denoke grande protagonista

Recensione
classica
Maggio Musicale Fiorentino Firenze
Leos Janacek
25 Ottobre 2011
Circondata da un cast molto sicuro ed efficace, in cui vogliamo ricordare almeno Miro Dvorsky (Albert Gregor), Andrzej Dobber (Jeroslav Prus), Rolf Haunstein (Kolenaty) e Jan Vacik (Vitek), è però giustamente e inevitabilmente Elina Makropulos alias Emilia Marty, cioè Angela Denoke, a dominare quest’edizione fiorentina dell’Affare Makropulos di Leos Janacek, per la padronanza del ruolo, già cantato quest’estate a Salisburgo, in cui le basta il vacillare sugli alti tacchi da diva per definire la faticosa prigionia di un’anima vecchia e sazia in un corpo eternamente giovane grazie all’antica malia che è al centro di questo “affare”. La sua presenza e la sua intensità nello struggente finale risolvono lo spettacolo, dalla messinscena sobria ed elegante ma senza grandi sorprese firmata da William Friedkin (regia) e Michael Curry (scene). A quest’ultimo dobbiamo la bella invenzione, ad accompagnare il preludio, dei paesaggi fotografici che illustrano il trascorrere di Elina-Emilia nel tempo, fra dimore e parchi antichi e architetture metropolitane novecentesche. I bozzetti superstiti e non realizzati fanno ipotizzare che si sia andati al risparmio anche per questa che doveva essere per il Teatro del Maggio la produzione di punta del 2011, e questo difficilissimo momento del teatro fiorentino si riverbera un po’ su tutto. Zubin Mehta, al debutto nel teatro di Janacek, ci è sembrato meno sicuro del solito nel trovare la chiave di quel gioco sottile di figure guizzanti e di affilature timbriche così tipico dell’ultimo Janacek. Da cui, alla prima, qualche sfocatura, ma come di consueto l’orchestra lo ha assecondato assai generosamente. Successo comunque molto buono e tre repliche fino al 2 novembre.

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