Le astrazioni del Pirata

Al Teatro Real di Madrid la bella prova di Yolanda Auyanet

Il Pirata (Foto Javier del Real)
Il Pirata (Foto Javier del Real)
Recensione
classica
Teatro Real di Madrid
Il Pirata
30 Novembre 2019 - 20 Dicembre 2019

É sullo sfondo di un impianto scenografico dominato da un articolato sistema di specchi, tra una surrealistica costellazione di elementi simbolici, che la regia del Pirata belliniano, presentato al Teatro Real di Madrid, mette in scena una sorta di sublimazione degli stereotipi dei ruoli melodrammatici della tradizione romantica. La conduzione teatrale di Emilio Sagi, con le scene di Daniel Bianco e i costumi di Pepa Ojanguren, estremamente elegante e raffinata, sposta la vicenda del libretto in un’indefinita dimensione astorica nella quale un sapiente gioco di specchi - al di sopra e ai lati della scena - ci presentano tutte le prospettive e le geometrie delle azioni dei protagonisti, in un costante sfasamento delle dimensioni spazio-temporali: così ad esempio, in un’aura quasi ‘alla Magritte’, si vedono nel suolo cubi e parallelepipedi con immagini di nuvole, oppure un enorme tendaggio, a scorrere dall’alto, come una cascata, in un tutt’uno con la veste di Imogene; quasi a marcarne una dimensione quasi astratta, di divinità, nel suo ruolo di tragica eroina nella scena finale della follia. Una conduzione teatrale che sicuramente lascia tutto lo spazio allo scorrere della musica e del canto, sapendo creare atmosfere e momenti di indubbia efficacia. E la direzione musicale di Maurizio Benini si è venuta caratterizzando per una scrupolosa attenzione alle esigenze del canto, nelle arie e nei concertati, nei tempi e nei colori strumentali, così come per un carattere, deciso e marcato, che ha saputo imprimere alla voce dell’orchestra, fin dall’ouverture. Nel cast vocale ha brillato l’Imogene di Yolanda Auyanet: essa ha messo in evidenza una grana vocale di pregio, svettando sicura negli acuti della complessa partitura belliniana fino all’esplosione ed alla duttilità con la quale ha saputo tratteggiare i salti espressivi e di colore della scena finale. Celso Albelo ha interpretato il ruolo di Gualtiero con sicurezza e vigore; un vigore che ha dato quell’energia e quella forza che sono un’aspetto importante del personaggio, in cui forse ha sommerso e lasciato in secondo piano un altro suo aspetto espressivo altrettanto rilevante: quello più elegiaco e marcatamente sentimentale. Convincente l’Ernesto di Simone Piazzola, sia a livello vocale che attorale, ottima la prestazione del coro del Real. Applauditissimi tutti, in particolare la Auyanet che ha raccolto i consensi più ripetuti e calorosi.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre

classica

A Bologna l’opera di Verdi in un nuovo allestimento di Jacopo Gassman, al debutto nella regia lirica, con la direzione di Daniel Oren

classica

Napoli: il tenore da Cavalli a Provenzale