L’amore di Lakecia Benjamin per Alice e John Coltrane

Al Festival Aperto di Reggio Emilia la sassofonista newyorkese ha proposto dal vivo l’album Pursuance: The Coltranes

Lakecia Benjamin (foto Andrea Mazzoni)
Lakecia Benjamin (foto Andrea Mazzoni)
Recensione
jazz
Reggio Emilia, Teatro Ariosto
Festival Aperto – Lakecia Benjamin
09 Novembre 2021

Seguendo il sentiero tracciato dal suo ultimo album Pursuance: The Coltranes, uscito lo scorso anno e dedicato alle figure di John e Alice Coltrane, la sassofonista Lakecia Benjamin, tra le leve più fresche della scena newyorkese, ha coinvolto in un excursus musicale rapido ma intenso il pubblico presente al Teatro Ariosto di Reggio Emilia in occasione del suo concerto ospitato nel cartellone del Festival Aperto, prima data di un tour italiano che ha poi toccato altre città come Roma e Milano.

Confrontarsi con due figure come i coniugi Coltrane, vale a dire due personalità espressive in un certo senso affini ma segnate indubbiamente da tratti stilistico-linguistici anche molto differenti, non appare un'iniziativa dall'esito scontato, perlomeno se si cerca di evitare quella sorta di rievocazione meramente celebrativa che rappresenta un pericolo costantemente nascoste dietro l'angolo di operazioni di questo genere.

Un pericolo che Lakecia Benjamin a saputo evitare fin dal lavoro in studio, rileggendo una selezione di composizioni coltraniane facendosi affiancare da personalità quali Reggie Workman, Gary Bartz, Regina Carter, Greg Osby, Marc Cary o Dee Dee Bridgewater, solo per citare alcuni degli ospiti presenti del suo disco.

Una rilettura dal carattere assieme fresco e rispettoso, che ha riguardato brani di John quali, tra gli altri, “Spiral”, “Syeeda's Song Flute” o “Acknowledgement”, affiancati a composizioni di Alice come “Turiya and Ramakrishna”, “Affinity” o ancora “Om Shanti”.

Lakecia Benjamin (foto Andrea Mazzoni)
Lakecia Benjamin (foto Andrea Mazzoni)

Una materia prima dalla quale la sassofonista è partita anche per intessere il discorso musicale nella dimensione dal vivo di questo concerto, avviato dall'ingresso sul palco dei musicisti Taber Gable al pianoforte, Ivan Taylor al basso ed Ej Strickland alla batteria, e decollato subito dopo con l'arrivo del sax contralto della stessa Benjamin, intenta, brano dopo brano, a dialogare, con i colleghi sulla scia di una tensione espressiva tratteggiata attraverso una fresca fantasia di fraseggio, ricondotta comunque nell'alveo di un passo interpretativo non proprio sperimentale ma attraversato comunque da un'apprezzabile ed energica personalità.

Un carattere condiviso anche dalle eleganti incursioni solistiche degli altri componenti del suo quartetto, ai quali l'artista ha lasciato diversi spazi individuali, ritagliati tra un suo assolo e due chiacchiere con il pubblico. Così la sassofonista è arrivata anche a rievocare temi celebri quali quelli che connotano i brani “Liberia”, “My Favorite Things” o ancora “A Love Supreme”, per poi concedere un poco a forza un bis – richiesto a suon di applausi dal pubblico, non sufficientemente appagato dalla durata stringata del concerto – che Lakecia ha declinato in un'atmosfera virata in direzione più funky.

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