L'altra Bayreuth barocca

Il nuovo Museo del Teatro dell’Opera dei Margravi di Bayreuth viene inaugurato da un allestimento in prima in tempi moderni dell’Huomo di Andrea Bernasconi

L’Huomo
L’Huomo
Recensione
Teatro dell’Opera dei Margravi di Bayreuth
L’Huomo
05 Maggio 2023

 Bayreuth non è solo la sede del più noto festival wagneriano al mondo, ma anche quella di un meraviglioso teatro barocco perfettamente conservato. Inaugurato nel 1748, il Teatro dell’Opera dei Margravi di Bayreuth fu fatto costruire da Guglielmina di Bayreuth, sorella di quel Federico II di Prussia che fu noto come “Il Grande”, la quale aveva tutte le intenzioni di trasformare la residenza bavarese in un centro culturale di riferimento nell’Europa del Settecento. Versata nelle arti e nella musica, fu lei a scrivere il dramma di parola L’Homme, poi trasformato nel libretto d’opera L’Huomo da Luigi Maria Stampiglia. La musica fu affidata ad Andrea Bernasconi, che riprese anche arie di altri e un paio di Guglielmina stessa. Nacque così la “festa teatrale” che viene ora riproposta per la prima volta in tempi moderni sul palcoscenico del Markgräfliches Operntheater, in un allestimento (a cura di Nils Nielmann) attento alla tradizione originale non solo per la nuova edizione critica ma anche per l’impianto scenico, che riprende lo stile delle rappresentazioni di metà Settecento: scene di boscherecce, di marine, di rovine, gestualità direttamente ispirate al celebre Iconologia di Cesare Ripa e costumi (di Johannes Ritter) ispirati ai bozzetti usati alla corte di Prussia, il tutto animato da proiezioni di pregio (di Christoph Brech): c’è tutto quello che un appassionato dell’opera barocca potrebbe desiderare!

La direzione era affidata a Dorothee Oberlinger in testa all’Ensemble 1700, mentre la vicenda ha previsto l’avvicendarsi di otto personaggi, tra i quali una coppia d’innamorati (Anemone: Philipp Mathmann; Animia: Maria Ladurner) la cui rispettiva fedeltà viene tentata o rafforzata da personaggi soprannaturali, i Genii del Bene e del Male e il dio Amore (rispettivamente Francesca Benitez, Florian Götz e Simon Bode) e dalle altre presenze femminili che attraversano la vicenda (Negiorea: Alice Lackner; Volusia: Anna Herbst; Incosia: Johanna Rosa Falkinger) per giungere a un finale di riconciliazione e trionfo del Bene sul Male.

L’occasione per la rappresentazione, che dunque diventa un momento celebrativo (anche questo in un certo senso filologico poiché riprende l’uso che si faceva di questo genere di spettacoli nel Settecento) è l’inaugurazione del nuovo Museo del Teatro dell’Opera dei Margravi, un accurato e approfondito percorso interattivo e inclusivo dedicato all’opera barocca.