L'agonia di una sinfonia

Il direttore inglese Daniel Harding sceglie un lavoro controverso per firmare il suo debutto sul podio della Wiener Philharmoniker. La Decima Sinfonia di Mahler, l'ultima e incompleta del compositore, risuona nella versione di Cooke e dà a orchestra e direttore la possibilitá di illustrare come Mahler avesse immaginato il futuro del genere sinfonico e, tout court, l'evoluzione della composizione.

Recensione
classica
Musikverein Vienna
Gustav Mahler
17 Dicembre 2004
Perché non leggere la storia della Decima Sinfonia di Mahler come un'odissea del Ventesimo secolo: scoprendo la relazione della moglie Alma con l'architetto Gropius, Mahler cade in depressione e interrompe la composizione. Cerca sollievo consultando Freud, ma anche questo non aiuta e la sinfonia rimane incompleta. Alma, forse tormentata dai sensi di colpa, inizia a pellegrinare da diverse personalità (Krenek, Schönberg, Berg, Shostakovitch) e propone di terminare il lavoro ma tutti, con scuse differenti, rifutano. Fino a poco tempo fa era l'Adagio, il primo e unico movimento finito, a venire eseguito, nonostante negli anni Sessanta il musicologo Cooke avesse fornito una versione di tutta la sinfonia per scopi esecutivi scatendando vari putiferi nel mondo musicale. Nella scia del suo maestro Rattle, che ha inciso l'opera con i Berliner, il 29enne Harding ha scelto la sinfonia per siglare il suo debutto alla testa dei Wiener. Una scelta rischiosa, ma anche se non si è d'accordo con l'esecuzione della sinfonia in questa veste, condivisibile. Il Mahler di Harding è rivolto al futuro: più che evidenziare la forma, il direttore ne sottolinea la lacerazione; più che la chiarezza e l'omogeneità orchestrale, interessano i contrasti tra le sezioni. Emerge un microcosmo sinfonico fatto di spasmi, di suoni metallici, di frasi interrotte e riprese, di varietà timbriche e armoniche che nulla deve invidiare alla musica composta negli ultimi anni e che aborre un ideale astratto di purezza estetica. La lettura di Harding ricorda un giallo in cui il materiale musicale fa da protagonista: una tensione conduce dal pianissimo iniziale tra misteri, atmosfere, paesaggi sonori, estremi espressivi e melodie. Alla fine, però, il suono che si estingue non è solamente una risoluzione: si potrebbe andare avanti ancora a lungo.

Direttore: Daniel Harding

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo