La signora Turandot uno e due

Scelta intrigante, e premiata con grande plauso dal pubblico, quella dello Sferisterio di accoppiare le Turandot di Busoni e Puccini: la prima delle quali - eseguita in forma di concerto - si è dimostrata opera ragguardevole, e qui ben eseguita dagli interpreti vocali e sinfonico-corali guidati da un energetico e positivo Daniele Callegari.

Recensione
classica
Macerata Opera Macerata
Ferruccio Busoni
30 Luglio 2006
La serata conclusiva delle prime dello Sferisterio accoppia le Turandot di Busoni (in forma di concerto, al Lauro Rossi) e di Puccini: una scelta intrigante, poiché le due opere, scritte a distanza di circa dieci anni, dimostrano scelte tecnico-estetiche complementari ma esiti, anche per Busoni, ragguardevoli. Datata 1917, la pièce in due atti dell'empolese si muove con grande padronanza di scrittura musicale tra elementi mahleriani (Turandot suona spesso zingaresca più che cinese), esotici, proto-neoclassici, popolareggianti (citato Greensleaves...), anche alla Debussy: meno scavo psicologico, dunque, ma informazioni musicali sempre nuove, in un tono giocoso e combinatorio (ma nient'affatto vacuo) da opera comica, in cui Altoum rimbrotta con amarezza leggera la figlia per la sua misantropia, Liù è sostituita da una confidente di Turandot che alla fine non si uccide ma pensa bene di cercarsi un altro uomo, i tre ministri sono rimpiazzati da tre maschere della commedia dell'arte. Tutte molto ben preparate le nove brave voci soliste (Pavel Kudinov, Nicola B. Carbone, Victoria Massey, Kostantin Andreyev, Michele Bianchini, Sara Allegretta, Thomas Morris, Balint Szabo, Dejan Vatchkov), e ben in tiro l'Orchestra Regionale delle Marche, che grazie all'energetica direzione di Daniele Callegari ha reso con efficacia i colori sgargianti della partitura busoniana, anche coprendo in alcuni punti le voci. Ma va detto che i medesimi interpreti sinfonico-corali avrebbero un'ora dopo affrontato la Turandot di Puccini in tutt'altra situazione acustica: e l'avrebbero fatto molto positivamente, con regia e scenografia di Pizzi ancora una volta eleganti, un'ottima Liù (Serena Daolio) e un cast onorevole, a suggello di una proposta stagionale assai positiva da parte dello Sferisterio.

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