La "piccola" Violetta di porcellana di Zeffirelli

Una bambola di porcellana in una confezione di plastica rotante. Questa La traviata messa in scena da Zeffirelli a Busseto. La Bonfadelli è stata una Violetta vocalmente efficace, poco brillante all'inizio, ma cresciuta e a tratti emozionante. Scott Piper un Alfredo a senso unico, Bruson e Domingo (alla guida di una Toscanini mediocre) sono Bruson e Domingo, appunto. La regia ha espresso alto virtuosismo e gusto a tratti stucchevole, fascinoso ma sterile. Un mare di applausi alla fine.

Recensione
classica
Teatro Verdi Busseto
Giuseppe Verdi
24 Febbraio 2002
Franco Zeffirelli è tornato ad occuparsi del piccolo palcoscenico del teatro di Busseto, questa volta - dopo i consensi raccolti con l'Aida mignon dello scorso anno - affrontando Traviata. Per questo nuovo allestimento, accanto a voci più o meno giovani, abbiamo ritrovato alcune personalità di chiara fama ed esperienza come Placido Domingo, qui nelle vesti di direttore, e Renato Bruson nel ruolo di Germont padre. Presenze che, oltre alla prima del 25 febbraio, figuravano anche nella serata del 27 che abbiamo seguito, e che indubbiamente hanno caratterizzato nel complesso questa nuova produzione della Fondazione Toscanini. L'impostazione scenica - tratteggiata anche da un'accurata selezione di arredi - ideata dal regista fiorentino raccoglieva la vicenda e i personaggi in una serie di involucri trasparenti e rotanti, alte pareti circolari di plexiglas attraverso le quali il pubblico ha potuto seguire la celebre tragedia di Violetta. Una situazione sospesa e a tratti asettica, che dava l'impressione di uno stato di osservazione distante, astratto, anche quando gli interpreti uscivano dalle pareti trasparenti per occupare il proscenio. Significativa, in questo senso, l'immagine che ha chiuso il secondo atto, con Violetta al centro del palcoscenico, immobile, quasi fosse una bambola di porcellana inerme, imprigionata in un destino che la circondava, rinchiudendola in una confezione di plastica. Un'impostazione scenica di indubbia efficacia espressiva, che manteneva tale assunto anche nei momenti più affollati attraverso un virtuosismo drammaturgico che se da un lato evitava quasi sempre il rischio di ingombrare eccessivamente un palcoscenico dalle dimensioni comunque limitate, dall'altro riusciva a non distogliere l'attenzione dai due protagonisti dell'opera, anche quando, per esempio, i colori e i caratteri - crediamo volutamente marcati - ostentati nella festa a casa di Flora si intrecciavano all'intervento coreografico de "La corrala della danza". Tutti ingredienti, questi, di una lettura che è parsa intrecciare ricordo e presentimento, in un percorso partito dal sipario aperto su Violetta già morente, per poi ripercorrere i momenti che segnano la sua vicenda. Sul piano vocale, Stefania Bonfadelli ha proposto una Violetta spigliata, vocalmente efficace se non a tratti fascinosa, emersa a pieno negli atti secondo e terzo, dove le venature brunite che nutrono una voce ben controllata riescono a stemperarsi in modo adeguato. Scott Piper ha mostrato di trovarsi più a proprio agio nei panni di Radames piuttosto che in quelli di un Alfredo affrontato comunque con grande impegno, e al quale non sono mancati momenti di particolare intensità. Sempre autorevole Renato Bruson nei panni di Giorgio Germont, che ha affiancato i due giovani protagonisti regalando momenti di alto teatro musicale. Placido Domingo, si sa, è un grande cantante che si confronta sempre più spesso con l'orchestra, che dirige lungo binari di certo ben saldi in un tracciato lineare concretato in questa occasione attraverso un equilibrio funzionale ed un impianto timbrico asciutto, dovuto anche all'organico ridotto che la piccola buca sotto il palcoscenico del teatrino di Busseto ha imposto all'Orchestra della Fondazione Toscanini. Tanti applausi anche per questa recita per tutti gli artisti impegnati, in particolar modo per la Bonfadelli, Domingo, Bruson e, naturalmente, la regia di Franco Zeffirelli.

Note: nuovo all.

Interpreti: Interpreti del Laboratorio Verdiano per cantanti lirici: Bonfadelli, Peebo, Beretta, Piper, Bruson, Ricci, Tisi, Snarsky, Sarti, Casalin, Reschitz, Di Stefano

Regia: Franco Zeffirelli

Costumi: Alberto Spiazzi

Coreografo: El Camborio

Orchestra: Orchestra della Fondazione "A. Toscanini"

Direttore: Placido Domingo / Agostini

Coro: Coro della Fondazione "A. Toscanini"

Maestro Coro: Marco Faelli

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