La conferenza musicale degli insetti

Un beffardo apologo ecologico sulla cultura dell'insetto

Recensione
classica
Piccolo Teatro Milano
Luca Francesconi
15 Maggio 2002
Più che opera buffa rivisitata, parrebbe un'oratorio comico. Quindici strumentisti (fiati, tastiere, percussioni e soltanto due archi, violoncello e contrabbasso), un coro da camera a quattro voci (bravissimi anche nel pianissimo dei cicalecci) e un solista multiforme: attore, cantante, mimo, talvolta ballerino, nella persona di Antonio Albanese. Regge il tutto la partitura-pastiche di Luca Francesconi, colta, leggera, con ammiccamenti sparsi a piene mani. Da Rossini con gli scioglilingua in crescendo, alle marce funebri di New Orleans, a cenni minimalisti ai blues, a false melodie strappalacrime. Argomento di Buffa Opera è il mondo degli insetti, raccontato dallo scarafaggio Albanese, che tiene le fila trasformendosi di volta in volta in colleghi ben caratterizzati e di strano carattere. Fra una metamorfosi e l'altra brevi intermezzi orchestrali scandiscono i cambi di costume e di atmosfera. Ora Albanese diventa un'ape laboriosa, fedele al proprio dovere, che non manca di disprezzare le api sfaccendate o il motivo di quella borghesuccia di cicala suonato in modo insistente dall'orchestra. Ora diventa una farfalla che farfalleggia a passi di danza, dopo essersi a lungo annoiata nel bozzolo, e muore tristemente in scena, poi portata via da due barellieri: forse la sequenza migliore, con musica e gestualità perfettamente a braccetto. Albanese compare anche in veste di zanzara rompiballe, dal fare pretesco, accompagnata dai toni alti del violoncello e insistenti frustate delle percussioni che cercano invano di spiaccicarla. Perfino Francesconi, che dirige personalmente, è costretto a sostituire la bacchetta con una spatola nel tentativo di difendersi dalle punzecchiature. Il comico tuttofare infine diventa un ragno con bombetta e sigaro in bocca, di esemplare cattiveria e prosopopea, prima di ritornare blatta. Un po' fuori di testa questa volta, arringa il popolo degli insetti da un palco eccitandolo a prendere il potere contro l'umanità che sta distruggendo il pianetra. Al termine riprende però il suo tono lamentoso, troppo insistito a dir il vero, e rientra nell'alveo dei buoni sentimenti della coabitazione pacifica. Purché si limitino un po' gli insetticidi... Il testo di Stefano Benni ha battute godibilissime e divertiti giochi di parole, che non sempre però arrivano in sala. Un po' perché questo è il triste destino di ogni libretto, un po' perché l'atmosfera generale dello spettacolo è abbastanza plumbea, nonostante la bravura di Albanese. E nonostante le molte trovate: il comico che usa il braccio di Francesconi-direttore per aumentare e diminuire il volume dell'orchestra o che lo sostituisce di prepotenza sul podio scatenando così dissonanze insopportabili. Vero pezzo di bravura, degno di un'entré clownesca d'alta scuola, il duetto fra Albanese-ragno e lo strumentista che suona il trombone a coulisse giocando con la sordina. Un pas de deux di grande spirito. Applausi di stima, ma non del tutto convinti al termine dello spettacolo.

Note: Produzione Piccolo Teatro di Milano

Interpreti: Voce recitante Antonio Albanese

Costumi: Elisabetta Gabbioneta

Orchestra: Buffa Orchestra

Direttore: Luca Francesconi

Coro: Kammerton Vocal Ensemble

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