La classe di Burton e Corea
A Roma, attraverso la storia del jazz con due interpreti d'eccezione
Recensione
jazz
Con due artisti del calibro di Chick Corea e Gary Burton non ci si poteva aspettare altro che un incontro ai massimi livelli artistici. E così è stato al Parco della Musica, sul palcoscenico della Sala Santa Cecilia, di fronte all'ampio pubblico accorso per ascoltare i due virtuosi. Amici e collaboratori di lunga data, Corea e Burton vantano un'intesa a dir poco telepatica, una capacità di mettere l'uno al servizio dell'altro vere e proprie ondate di suoni, per poi far emergere melodie e ritmi che si intrecciano magistralmente. Per non parlare, poi, di quando suonano all'unisono, con una puntualità che farebbe invidia anche a un unico esecutore. E ancora, se Corea incanta col suo modo di fare semplice e signorile allo stesso tempo, con il suo pianismo multiforme che attraversa la storia del jazz portandovi dentro mille suggestioni diverse, Burton si conferma uno strepitoso virtuoso del vibrafono, suona tranquillamente con le sue quattro bacchette tutto quello che un abile tastierista suona con dieci dita. Nel programma proposto a Roma i ricordi delle rispettive collaborazioni col gruppo di Stan Getz si alternano ad una bellissima rilettura di "Eleanor Rigby" dei Beatles, e poi Art Tatum, Thelonius Monk e Dizzy Gillespie in arrangiamenti che omaggiano il jazz statunitense, riletto dai due esecutori in modo assolutamente affascinante. Passando da un ostinato ritmico a momenti di particolare delicatezza e intensità espressiva, entrambi sempre con i loro ampi spartiti sul leggio, quasi fossero due umili principianti del jazz e non - invece - Chick Corea e Gary Burton.
Interpreti: Chick Corea, pianoforte; Gary Burton, vibrafono
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