Joyce DiDonato entusiasma Liegi

Un recital versatile della cantante americana

Joyce DiDonato
Joyce DiDonato
Recensione
classica
Opéra de Liège
Joyce DiDonato
24 Novembre 2018

Un concerto che è stato un indubbio trionfo per Joyce DiDonato, sul podio il maestro Paolo Arrivabeni che ha guidato con disinvoltura l’Orchestra dell’Opera di Liegi messa alla prova,  dovendo affrontare un programma che ha accostato sensibilità musicali molto diverse tra loro, spaziando dall’Ouverture della Semiramide di Rossini al Preludio del primo atto de I Maestri cantori di Norimberga di Wagner passando per L’Arlésienne di Bizet, e sopratutto il repertorio d’arie poco conosciute che il soprano americano ha il merito di avere fatto riscoprire. La cantante ha puntato subito sul virtuosismo, proponendo due arie bellissime: “Ove t’aggiri, o barbaro..” dal dramma del 1845 Stella di Napoli di Giovanni Pacini, e “O di sorte crudel..” da Le nozze di Lammermoor del 1829 di Michele Carafa. Arie difficili, che la DiDonato affronta sicura, timbro di voce caldo e inconfondibile, pianissimi con volume tenuti benissimo, le difficoltà non sono da poco ma lo sforzo traspare soltanto a tratti. Solo qualche minuscola sbavatura tecnica, sopratutto nelle arie più da virtuosa, che scompaiono quando la Didonato passa a cantare Mozart e Rossini, Le Nozze di Figaro e il Barbiere di Siviglia, è Susanna, è Rosina, rispettivamente con “Giunse alfin il momento..” e “Una voce poco fa..”, l’esecuzione tocca i vertici tecnici, da bis, come infatti sarà per l’aria di Susanna riproposta alla fine dello spettacolo. Con quella voce e quella debordante simpatia il pubblico la segue entusiasta e poco importa che ogni tanto sia il suo italiano che il suo francese sono un po’ incomprensibili. Ma ancora meglio la DiDonato riuscirà a fare nel secondo tempo, dove toccherà pure il vertice dell’interpretazione drammatica con una superba “Le vais mourir..” da Les Troyens de Berlioz, intensa, drammatica con misura, toccante. E’ elegantissima e senza sbavature poi nel seguente “Dopo l’oscuro nembo..” dall’Adelson e Salvini di Bellini, per concludere alla grande affrontando ottimamente le difficoltà non da poco di “Tanti affetti...” de La Donna del lago di Rossini, non senza avere prima sottolineato com’è contenta di terminare la serata con parole quali “la bella pace” e “felicità”. Ed una dose supplementare di felicità la Didonato la regala al pubblico di Liegi con il primo bis, omaggio alla sua terra: “Somewhere over the Rainbow” dal Mago di Oz. Applausi calorosi, convinti e interminabili. 

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