Italia-Francia, vincono i Radiohead
La prima delle due date italiane dei Radiohead è un rito collettivo celebrato nel fango. La contemporanea con la partita dell’Italia suggerisce inevitabilmente corrispondenze tra i due eventi: al primo minuto di concerto già esplode il boato per il gol azzurro, e la pioggia (presenza costante per tutto il pomeriggio) cessa di colpo.
18 giugno 2008 • 2 minuti di lettura
Indipendente Milano
La scaletta prevede tutto il recente In Rainbows, con inserimenti strategici una tantum dei classici più amati (“Lucky” e “Pyramid Song” quasi subito, “Everything in its right place” e “Optimistic” da Kid A e, concessione ai tempi delle zazzere ossigenate, l’immancabile “My iron lung”). Anche per questo il ritmo risulta un po’ spezzato, abbondano i momenti lento-riflessivi e il concerto decolla tardi, quando ormai è tempo di bis: i cinque concedono “Karma Police”, “Street Spirit (Fade out)” e “Idioteque”. Nulla in confronto allo scorso passaggio in Italia, anche per via di volumi un po’ troppo discreti (ecologismo sonoro?), ma i Radiohead rimangono una grande live band, e la scenografia minimal-ecosostenibile (unita a una splendida regia video) rende onore allo show. I momenti migliori vengono dagli episodi meno attesi: il crooning postmoderno di “You and whose army?”, con Yorke accartocciato sul piano, l’elettronica “The Gloaming” suonata al crepuscolo sotto un inquietante cielo rosso, la bendsiana “Bangers + Mash” (nel bonus disc di In Rainbows) con Yorke alla batteria. La partita, dimenticata per lunghi tratti, riaffiora in due momenti: quando Ed O’Brien esce prima dei bis ad annunciare i risultati (risposta del pubblico: «po popopo popopo poooo», con buona pace dei White Stripes), e quando Jonny Greenwood, smanettando con la radio durante “Climbing up the walls”, campiona e manda in loop un frammento da Radio1, con il cronista che dice «complimenti alla sportività olandese». Un (fortuito) colpo da campioni. Come la partita, anche la pioggia è subito dimenticata: non piove neanche su “Exit music (for a film)”, accolta in tentativo silenzio dai diciottomila dell’Arena. Con fantasia cinematografica, viene da pensare che ci sarebbe stata benissimo.