Innsbruck riscopre Bononcini

Astarto: partitura di grande bellezza presentata al Tiroler Landstheater

Astarto (Foto Birgit Gufler)
Astarto (Foto Birgit Gufler)
Recensione
classica
Tiroler Landstheater, Innsbruck
Astarto
25 Agosto 2022 - 27 Agosto 2022

Se E = mc2, come è noto, rappresenta la formula alla base della relatività, ben altra è la formula che può spiegare il successo riscosso dall’opera “Astarto” al Tiroler Landestheater, in una delle ultime giornate dell’Innsbrucker Festwochen der Alten Musik 2022. Una partitura caratterizzata da una incredibile ricchezza musicale unita a una regia che ha osato sovrapporre alla trama del libretto una seconda sorprendente storia. Al pari della formula scoperta da Einstein, anche qui però c’è un termine da elevare al quadrato: possiamo identificarlo nel dinamismo che la regia di Silvia Paoli ha saputo introdurre sul palcoscenico, davvero a livelli esponenziali (seppur con qualche eccesso iniziale) per compensare la drammaturgia decisamente più statica tipica di un lavoro del Settecento, come quello musicato da Giovanni Bononcini.

Ma andiamo per ordine, riconoscendo ad Alessandro De Marchi – direttore artistico del Festival – il merito di aver ancora una volta puntato su un titolo quasi sconosciuto, facendo affidamento più sulla fedeltà di un pubblico ormai consolidato negli anni che su programmi di più sicuro richiamo. Non è esattamente la politica più seguita in Italia, anche se il prezzo da pagare, come ricorda lo stesso De Marchi, è la maggiore difficoltà nel trovare partner internazionali per realizzare delle coproduzioni, alle quali tutti sono pronti quando magari ci sono in gioco nomi come Vivaldi, Händel o Telemann.
Le vicende di quest’opera, presentata nella versione andata in scena a Londra nel 1720, vengono ambientate – così nel libretto di Apostolo Zeno e Pietro Pariati – nientemeno che nel 2972, un invito a pensare un luogo dell’immaginazione che Silva Paoli ha accolto in modo molto personale, proiettando la storia tra Elisa di Tiro (successivamente più nota come Didone), Clearco, Agenore, Fenicio, Nino e Sidonia in un contesto ricco dei più svariati riferimenti alla storia e alla cultura del Novecento. Ruotando intorno ai temi dell’amore e della libertà che caratterizzavano il libretto, ecco in palcoscenico innanzitutto immagini, uniformi, armi che riecheggiavano le gesta di Che Guevara al pari delle nefandezze perpetrate dai regimi totalitari dell’America Latina. Ma anche una miriade di altri ingredienti che sembravano presi dai film americani anni ’50 come da Roger Rabbit, dalla diplomazia statunitense del ping-pong come dai cartoni di Yellow Submarine, per creare un vortice di movimento non solo nei lunghi recitativi che affollavano l’opera di Bononcini, ma anche durante le arie affidate ai vari personaggi, tra le quali alcune pagine di rara bellezza.
Sul podio Stefano Montanari ha saputo letteralmente trascinare l’orchestra, imbracciando in moltissimi momenti il suo violino e di conseguenza ‘costringendo’ i musicisti a uno sforzo espressivo che ha giovato non poco alla partitura. Ne è risultata in diverse occasioni una potenza di suono che non di frequente si può ascoltare nelle esecuzioni con strumenti originali, ma sicuramente a permettere questo bel risultato è stato anche l’eccellente livello di tutti i componenti dell’orchestra. Montanari ha fatto in modo che nella musica di Bononcini emergessero non solo gli elementi del linguaggio all’epoca usato da Händel ma anche quelli che preannunciavano uno stile più alla Carl Philipp Emanuel Bach e ha guidato con grande scrupolo l’intero cast vocale. Bravi tutti, da Dara Savinova nei panni di Elisa a Ana Maria Labin in quelli di Agenore, da Luigi De Donato nel ruolo di Fenicio a Theodora Raftis in quello di una Sidonia trasformata in una ammiccante soubrette, per arrivare a Paola Valentina Molinari nel ruolo di Nino e a Francesca Ascioti, quest’ultima con la responsabilità di interpretare il ruolo di Clearco/Astarto che nella citata rappresentazione londinese fu affidato al celebre castrato “Senesino”. Pubblico generoso di applausi al termine di circa tre ore di rappresentazione, qualche isolata contestazione alla regia, ma per chi fosse ancora interessato ad assistere a un’esperienza teatrale di sicuro effetto ricordiamo che c’è ancora una seconda occasione, venerdì 27, Innsbruck è vicina.

 

 

 

 

 

 

 

 

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