Indagando il lato oscuro dell’uomo

Applausi per i nuovi allestimenti di Otello e Macbeth che hanno aperto il Festival Verdi 2025, annullata la “prima” di Falstaff per lo sciopero generale

AR

04 ottobre 2025 • 5 minuti di lettura

Otello (foto Roberto Ricci)
Otello (foto Roberto Ricci)

Parma – Busseto, Festival Verdi

Otello, Macbeth

26/09/2025 - 19/10/2025

Annullata la “prima” di Falstaff prevista per ieri sera a causa dello sciopero generale – indetto in difesa di Flotilla, dei valori costituzionali e per Gaza – rinunciamo al nostro consueto resoconto complessivo delle nuove produzioni operistiche del Festival Verdi – accomunate, per questo cartellone 2025, dalla comune matrice shakespeariana – e ci limitiamo qui a parlare delle messe in scena di Otello e Macbeth che, tra Parma e Busseto, hanno avviato nei giorni scorsi la 25a edizione della manifestazione.

Proposto nella nuova edizione critica curata da Linda B. Fairtile per The University of Chicago Press e Casa Ricordi, il nuovo allestimento di Otello ha dunque inaugurato ufficialmente la 25a edizione del Festival Verdi, con Roberto Abbado chiamato a dirigere il titolo verdiano per la prima volta alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini, del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani e del Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma preparato da Massimo Fiocchi Malaspina.

Otello (foto Roberto Ricci)
Otello (foto Roberto Ricci)

Un nuovo allestimento del capolavoro verdiano – che abbiamo seguito in occasione della “prima” del 26 settembre – segnato dalla visione registica di Federico Tiezzi, qui al debutto al Regio parmigiano, che ha immerso la vicenda del moro di Venezia in una sequenza di ambientazioni cupe ed essenziali, a tratti astrattamente simboliche, efficaci da un lato nel rievocare le differenti situazioni drammatiche e, dall’altro lato, nell’incorniciare i passaggi salienti di quell’indagine nell’animo intimo e profondo dei diversi personaggi che costituisce il nerbo narrativo di quest’opera.

Otello (foto Roberto Ricci)
Otello (foto Roberto Ricci)

Così – anche grazie al contributo di Margherita Palli alle scene, Giovanna Buzzi ai costumi, Gianni Pollini alle luci e Fabrizio Sinisi alla drammaturgia – il palco del Teatro Regio di Parma si è trasformato in una galleria di quadri scenici al tempo stesso evocativi e funzionali all’emersione, via via sempre più focalizzata e in primo piano, dei caratteri dei differenti personaggi, a loro volta oggetto di un’evoluzione – o involuzione – che li porta a fare i conti con il proprio essere profondo, con il proprio lato oscuro. In questo senso Otello, partendo dal solido piedistallo dell’eroe di guerra, rovina sotto il giogo della gelosia, una debolezza meschina e vigliacca alla quale si contrappone una Desdemona forte per postura e sguardi. Un carattere forse attraversato da qualche fremito di dubbio solo quando di spalle e sul suo letto di morte viene spinta con tutta la sua camera da letto in proscenio nell’ultimo atto – in un’atmosfera che ci ha ricordato certi quadri di Edward Hopper e certe inquadrature di David Lynch – con un effetto “zoom” la cui suggestione è stata un poco mitigata dal rumore scaturito dal meccanismo scenico.

Otello (foto Roberto Ricci)
Otello (foto Roberto Ricci)

In questo quadro il dato musicale ha potuto dispiegarsi con agio grazie all’espressiva essenzialità che ha caratterizzato la lettura di Roberto Abbado, sempre efficace nella scelta dei tempi e nell’interessante gestione di un’orchestrazione al tempo stesso timbricamente pregnante e asciutta, capace di far emergere una personale tessitura nella quale l’ordito strumentale restituiva suggestivi chiaroscuri, riservando al tempo stesso lo spazio adeguato alle voci in palcoscenico. Qui Fabio Sartori ha offerto tutto il suo impegno al ruolo del titolo, tratteggiando un personaggio vocalmente a fuoco soprattutto nella parte centrale del registro vocale, mentre Ariunbaatar Ganbaatar ha dato corpo a uno Jago solido e misurato, apprezzabilmente lontano da certe eccessive drammatizzazioni che spingono sopra le righe un personaggio la cui malignità risiede, appunto, nel calcolo viscido e controllato. Decisamente efficace Mariangela Sicilia nei panni di una Desdemona vocalmente pregnante e scenicamente ben presente, sicura nel gestire le sfumature espressive che l’evoluzione del suo ruolo impone. Sostanzialmente adeguati anche gli altri ruoli vocali: Davide Tuscano (Cassio), Francesco Pittari (Roderigo), Francesco Leone (Lodovico), Alessio Verna (Montano), Natalia Gavrilan (Emilia), Cesare Lana (Un Araldo).

Macbeth (foto Roberto Ricci)
Macbeth (foto Roberto Ricci)

Se la già ricordata comune origine shakespeariana lega Otello e Macbeth, vi è un altro elemento che accomuna i due allestimenti proposti in questa edizione del Festival Verdi e che possiamo rintracciare nell’indagine del lato malvagio, oscuro dell’uomo. Pur nell’ambito di un impianto decisamente differente, infatti, che nella lettura offerta dal Macbeth andato in scena nel teatro Verdi di Busseto abbiamo potuto rintracciare una ricerca atta a scavare nelle inquietudini profonde dei protagonisti rappresentati da un uomo e da una donna in balìa di una sete di potere cieca e disperata.

A differenza di Otello, dunque, in Macbeth – proposto in questa occasione nell’edizione critica a cura di David Lawton per The University of Chicago Press e Casa Ricordi – non c’è contrapposizione tra uomo e donna quali ideali incarnazioni del “male” e del “bene”, qui entrambi i sessi sono dalla stessa parte malvagia e crudele, seppure con ruoli e sfumature differenti. Un contesto che la regia di Manuel Renga – con le scene e gli eleganti costumi di Aurelio Colombo, le luci di Emanuele Agliati e le coreografie di Paola Lattanzi – ha collocato in un ambiente astratto ed essenziale, che ha ottimizzato i limiti imposti dal piccolo palcoscenico del teatrino di Busseto giocando di rimandi, simboli e suggestioni – efficace l’idea di trasformare il sangue sulle mani degli efferati coniugi in materia nera/oscura, che via via contamina i loro corpi – grazie a un impianto scenico pulito ed efficiente, forse solo un poco ridondante per la pedana che circondava la buca dell’orchestra e a conti fatti poco sfruttata.

Macbeth (foto Roberto Ricci)
Macbeth (foto Roberto Ricci)

La direzione di Francesco Lanzillotta, in occasione della prova aperta che abbiamo seguito il 25 settembre scorso, ha offerto una lettura musicale consapevole e di sostanza, capace di controllare con funzionale rigore un’Orchestra Giovanile Italiana non priva di smagliature e di guidare con solida efficacia un palcoscenico abitato dal Coro del Teatro Regio di Parma – sempre preparato da Martino Faggiani – e da una compagine vocale nel complesso ben assortita. Tra i protagonisti Vito Priante ha dato voce e corpo a un Macbeth decisamente riuscito, ben tratteggiato nelle differenti sfumature tra rovelli interiori e aneliti di potere, così come Adolfo Corrado ha saputo restituire un Banco solido e convincente. Marily Santoro ha restituito una Lady Macbeth vocalmente presente, al fianco della quale abbiamo trovato l’impegno di Melissa D'Ottavi (La dama di Lady Macbeth). Completavano il cast vocale Matteo Roma (Macduff), Francesco Congiu (Malcolm), Emil Abdullaiev (Un medico), Matteo Pietrapiana (Domestico, Sicario, Prima apparizione), Caterina Premori (Seconda / Terza apparizione).

Macbeth (foto Roberto Ricci)
Macbeth (foto Roberto Ricci)

In entrambe le recite che abbiamo seguito un pubblico da “tutto esaurito” ha salutato con calorosi applausi tutti gli artisti impegnati, suggellando con un palese successo le rispettive serate che hanno visto in chiusura dal palco omaggi alla bandiera palestinese e messaggi per la liberazione di Gaza.