Impeccabili baby musicisti

La Sinfónica National Infantil de Venezuela alla Scala

Recensione
classica
La Sinfónica National Infantil de Venezuela è davvero metafora della gioia di suonare insieme (un po' come la bambina in platea nel Flauto magico di Bergman era metafora dell'incantamento dell'ascolto). Sono quasi duecento i marmocchi (da otto a dodici anni) che il 21 agosto (replica il 23) sono saliti sul palco della Scala, con la camicia coi colori della loro bandiera. Già vederli in attesa del direttore, metteva di buon umore, ce n'erano alcuni talmente minuscoli che quasi sparivano dietro il basso tuba o il contrabbasso, l'atteggiamento era comunque impeccabilmente professionale. Non per nulla il Sistema di Abreu, che ha formato bel trecento orchestre in Venezuela, mette come prima regola la disciplina, il che ha permesso ai piccoli non solo la convivenza musicale, ma in molti casi li ha tolti da pericolose situazioni sociali o famigliari.

Primo a salire sul podio è stato Jesùs Parra, un veterano di vent'un anni, che ha diretto lo Scherzo fantastique op. 3 di Stravinskij e tre brani da Estancia di Ginastrera, questi ultimi hanno permesso alla Sinfónica Iufantil di scatenarsi in impressionanti esplosioni sonore. E in divertenti sceneggiate, la sezione archi che ondeggiava sulle seggiole, i percussionisti che agitavano in aria le bacchette. Nella seconda parte della serata sul podio è poi subentrato Gustavo Dudamel (che del Sistema è stato la più fortunata creatura) per la Quarta di Čajkovskij. E durante l'ascolto è successa una cosa strana, almeno in chi scrive. Da un organico del genere è ovvio non pretendere l'eccellenza, ma a furia di essere sempre in cerca della grande interpretazione, succede che proprio nelle imperfezioni esecutive si scopra con maggiore evidenza la bellezza di una composizione, come se certe falle venissero riempite dal nostro cervello, coinvolgendoci emotivamente ben più di quando siamo ascoltatori passivi. Insomma una bellissima Quarta di Čajkovskij.

Al termine tanti bis. Dudamel ha regalato un brano da West Side Story di Bernstein di sfrenata violenza. Sul podio si è poi avvicendato il percussionista dell'orchestra, José Luis Alvaray (tredici anni), detto El Volcán del Caribe, maghetto della marimba, destinato a un futuro direttoriale, che ha trascinato i compagni nel galop dell'ouverture del Guglielmo Tell. Di seguito tre piccoli funambuli con maracas e due chitarre hanno eseguito un pot pourri nel quale sono affiorate (il suono era esile) un tarantella, una cellula di Va pensiero e chissà cos'altro; ai tre si è poi aggiunta l'intera orchestra sotto la guida di Parra che ha eseguito una popolarissima canzone venezuelana, Aires de Venezuela, considerata un secondo inno nazionale. Alla fine un'interminabile standing ovation, coi piccoli orchestrali che sollevavano i loro strumenti come trofei. In tutto questo, il pubblico ha offerto un secondo gioioso spettacolo, raro vedere la sala del Piermarini così affollata e così ricettiva, davvero un piacere, con anche tanti bambini di colori diversi seduti in platea. Peccato che Chailly, la cui partecipazione era già annunciata, abbia dovuto rinunciare a dirigere la Sinfónica Infantil per via di un braccio male in arnese. Per lui, per la Scala, per il futuro della musica sarebbe stato un gesto simbolico d'importante valenza.

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