Il trionfo del recitar cantando

Dopo troppi anni di assenza a Bologna, ritorna per poche recite un "Barbiere" di gran classe

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Gioachino Rossini
21 Dicembre 2001
Davvero bizzarra la programmazione del Teatro Comunale di Bologna. Un'opera fondamentale come "Il barbiere di Siviglia", con la quale molti di noi hanno cominciato la loro carriera di ascoltatori/spettatori, mancava da un quarto di secolo, quando altri titoli non meno importanti sono apparsi nel frattempo già due o tre volte. Torna ora in questo scorcio prenatalizio, impegnando ben due compagnie di canto, ma per sole tre recite fuori abbonamento, auspice una tournée giapponese (programmata comunque fra sei mesi e con altro direttore). L'amarezza si moltiplica dopo aver saggiato l'alta qualità dello spettacolo, degno di essere goduto da migliaia di spettatori in più dei pochi fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto. Assai felice la scelta degli interpreti vocali: tutti cantanti giovani all'anagrafe, ma di lunga e provata esperienza rossiniana, che confermano senza riserve le rispettive peculiarità, in continua crescita qualitativa. E - va sottolineato con particolare evidenza - grandi attori prima ancora che cantanti, così che la rappresentazione di quest'opera perde definitivamente l'immagine di passerella canora che assumeva cinquant'anni fa (complice il numero senza pari di brani famosi in una sola partitura), per assumere quella che le è propria di commedia musicale a tutto tondo, giocata fra gesto e parola, quasi il canto fosse divenuto un linguaggio quotidiano alla stregua del parlato. In quest'ottica i recitativi, salvati dai tagli d'uso, divengono capitali per lo spettacolo, in un vero recitar cantando fattosi vincente per l'ottima dizione di tutti gli interpreti. Irreprensibile il Figaro di Roberto De Candia, un artista che, abbandonata l'imitazione di più anziani colleghi che aveva caratterizzato i suoi primi anni di carriera, ha ora trovato una propria efficacissima dimensione artistica, con una cura del particolare mimico che lo rende protagonista della scena anche quando tace. Un Conte di gran classe (persino in grado di accompagnarsi sulla chitarra) è quello di Antonino Siragusa, la cui fierezza d'accento e la baldanza nella vocalizzazione delineano la figura del grande di Spagna ben più di quanto abbiano mai potuto i tanti "tenorini" succedutisi in quel ruolo. Un poco sacrificati, per la sostanziale ristrettezza dei rispettivi ruoli, Laura Polverelli come Rosina e Lorenzo Regazzo quale Basilio, rispetto a quanto riuscirebbero a produrre da veri protagonisti, ad esempio, in un'"Italiana in Algeri". Efficace per certa originalità il Bartolo di Carlos Chausson e Berta di lusso quella di Patrizia Bicciré. Il merito di tanta riuscita va certo attribuito in gran parte ai due "coordinatori": Corrado Rovaris, in orchestra, che conferma al meglio la sua predisposizione per questo repertorio, dando vita a una concertazione leggera e scattante ma senza eccessi, fatta di giochi dinamici e ritmici sin dalla Sinfonia; Luigi Squarzina, in palcoscenico, che riprende uno spettacolo già collaudato al Rossini Opera Fesival di Pesaro: non già la versione greve e superciliosa del 1992, ma quella rivitalizzata del 1997, fatta di continue intuizioni che riempiono la scena dando il giusto senso a tante frasi altrimenti destinate a scivolare inosservate, riempiendo senza soffocare, ammiccando senza stravolgere (geniale l'azione del Conte che, sposata appena Rosina, già s'imbarca nell'avventura con quella che sarà la Susanna delle "Nozze di Figaro"). Soltanto una decina di gags in meno, fra le più grossolane, avrebbero fatto guadagnare in eleganza. Teatro stracolmo di pubblico in gran parte neofita, che ha approfittato del fuori abbonamento per scavalcare al botteghino la pigrizia degli abbonati d'annata, recandosi poi a teatro con la Garzantina sotto il braccio, per una rapida occhiata alla trama. E' questo il pubblico su cui dovrà sempre più puntare il teatro, senza farlo aspettare altri 25 anni per rivedere un simile spettacolo.

Interpreti: De Candia, Siragusa, Polverelli, Regazzo, Chausson, Bicciré, Palazzi, Danieli.

Regia: Luigi Squarzina (Allestimento Rossini Opera Festival, Pesaro; ripresa della regia Giovanni Scandella)

Scene: Giovanni Agostinucci

Costumi: Giovanni Agostinucci

Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Corrado Rovaris

Coro: Coro del Teatro Comunale di Bologna

Maestro Coro: Piero Monti

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